Mentre l’attenzione di molti è rivolta agli Europei di calcio e alle imminenti Olimpiadi di Tokyo, la rivista di animazione vocazionale “Rogate ergo”, nel numero di giugno-luglio, focalizza i suoi studi sull’attività sportiva, attribuendole valenza educativa.
Per don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico nazionale del Centro sportivo italiano, una condizione indispensabile perché lo sport diventi scuola di vita è accettare la fatica che comporta, perché “i risultati, nel gioco come nella vita, si conquistano con tenacia e sudore”. L’atleta deve essere disciplinato per primeggiare – ricorda il biblista don Giuseppe De Virgilio –, citando san Paolo, che nella Lettera ai Corinti utilizza la metafora della competizione atletica per comunicare il messaggio dinamico della vita in Cristo e descrivere alcuni tratti autobiografici del suo stesso itinerario spirituale. A tenere desta l’attenzione sullo “sport scuola di vita” sono stati in particolare i pontefici del ‘900. Se per Paolo VI lo sport va considerato nella triplice dimensione di educazione fisica, morale e sociale; e se per Benedetto XVI le sue potenzialità vanno utilizzate per la crescita integrale della persona, Papa Francesco preferisce una massima per dirlo: “Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca!”.
La rivista si sofferma in particolare sullo sport praticato in oratorio, ritenendolo terreno propizio per la crescita della persona. Lo fa raccontando testimonianze di atleti e di persone che attraverso lo sport hanno scoperto la loro vocazione, come don Luigi Portarulo, insegnante e bomber sui campi di calcio, per il quale “lo sport è strumento importante per educare e punto di partenza attraverso il quale costruire un rapporto tra i giovani e la parrocchia”.