“Paura e fede si escludono a vicenda. Chi ha fede, ha anche fiducia, si affida, non si rinchiude in sé, crea comunità e sa ricominciare sempre di nuovo, crea nuova vita. La paura, invece, paralizza, rinchiude in se stessi, porta alla sterilità e alla solitudine”. È quanto afferma il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, nel consueto commento al Vangelo della Domenica (questa settimana 20 giugno), pubblicato dal Patriarcato latino. Il brano della tempesta sedata offre al patriarca lo spunto per ricordare che “ciascuno di noi ha il suo ‘mare’ e la sua ‘tempesta’, e non è sempre scontato ‘giungere all’altra riva’ con la fede di chi sa che il Maestro è con noi, e gli importa di noi”. I discepoli, spiega il Patriarca, “hanno paura, e Gesù li rimprovera per la loro poca fede. La loro vicinanza a Gesù non li ha resi più solidi e saldi. La loro relazione con il maestro è ancora superficiale, la loro fede non è ancora stata provata al crogiuolo”. Per comprendere fino in fondo l’identità del Maestro, avverte Pizzaballa, occorre “passare all’altra riva, affrontare nuove prospettive, cambiare mentalità. In questo brano può riconoscersi ciascuno di noi”. “Si è anche soliti – conclude Pizzaballa – vedere in questo brano, in particolare nella barca dei discepoli, l’immagine della Chiesa, sballottata dalle onde del mare, ma salvata dalla presenza del Redentore e quindi mai affondata. Spesso ai nostri occhi la realtà sembra diversa. Siamo in tempesta, ci sentiamo perduti, e ci sembra che a nessuno importi di noi. La Chiesa ci sembra alla deriva e non riusciamo a trovare la meta. Ancora oggi, Gesù ci ripete: ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’”.