“I dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat confermano non solo le stime fornite ad inizio marzo ma anche l’esperienza concreta che le nostre organizzazioni aderenti all’Alleanza contro la povertà in Veneto vivono quotidianamente dallo scoppio della pandemia. Qui a Nord Est, seppure in misura più contenuta rispetto a Nord Ovest, si registra la crescita maggiore dell’incidenza della povertà assoluta familiare che sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Ed anche in termini di individui il peggioramento è più marcato, passiamo dal 6,8% al 8,2%”. A renderlo noto è Cristian Rosteghin, portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Veneto.
Mentre la povertà relativa sembra “rimanere sostanzialmente inalterata nelle percentuali a Nord (6,3%)”, a preoccupare l’Alleanza è “lo scivolamento di migliaia di persone nella fascia della povertà assoluta”, segno di “una società che continua ad allargare il divario tra chi ce la fa e chi resta indietro”. Le misure di sostegno straordinarie messe in campo “hanno tamponato la situazione per quanti si trovavano in posizioni precarie” ma “non sono riuscite a frenare il peggioramento delle condizioni di vita di oltre 2 milioni e 500mila poveri, che nel contesto di una situazione pandemica imprevedibile non hanno avuto risorse e strumenti per evitare la caduta”, prosegue Rosteghin. Tra loro peggiorano le condizioni delle famiglie con più figli, “segno ancora una volta in più, del fatto che i figli in Italia rappresentano ‘un costo’ e non un valore”. Inoltre, tra queste famiglie povere e numerose “l’incidenza di quelle straniere è molto alta: sono il 28,3% ma rappresentano l’8,6% del totale delle famiglie. Ancora una volta – conclude il portavoce dell’Alleanza – si conferma l’altro dato di criticità che spesso ritorna nelle analisi sulla povertà in Italia: una parte della popolazione immigrata, per mancanza di risorse proprie, redditi da lavoro generalmente più bassi, scarse competenze professionali, abitazioni in affitto, si trova a vivere dentro alle crisi con maggiore difficoltà”.