Il Centro medico di Bodgaun, villaggio di circa 2.000 anime, abitato dai Majhi, fra le caste più povere del Nepal, insieme al presidente del reparto Manemajhi Majhi ha incontrato oggi il ministro della salute del Nepal, Sher Bahadur Tamang, per discutere della gestione del Covid-19 e dei problemi sanitari nelle zone rurali. Secondo quanto riferisce Alberto Luzzi, tra i promotori del Centro, edificato alla fine del 2016 grazie al sostegno finanziario di Caritas Italiana e della Ong “Senza Confini”, nell’incontro “abbiamo condiviso la nostra esperienza e il nostro punto di vista sulla difficoltà di gestione dei test Pcr, tamponi molecolari, nelle zone rurali nepalesi, dove invece necessita una valutazione immediata della condizione del paziente utilizzando i test antigenici. Abbiamo ribadito anche la necessità di un continuo monitoraggio di coloro che risultano positivi, somministrando loro una terapia immediata per poi predisporre una consulenza e un controllo domiciliare fino a completa guarigione”. In questi mesi alcuni team del centro hanno raggiunto i malati nelle loro case per somministrare la terapia e monitorarne le condizioni. Nel villaggio e nelle zone limitrofe si sono registrati molti casi di Covid-19. Per fronteggiare il Covid-19, il Centro medico si è dotato di 8 posti letto per i casi più gravi e operando all’esterno con dei team che eseguono tamponi a casa, avviando la terapia domiciliare per decine di positivi nella zona. “La maggior parte delle persone – spiega Luzzi – non può pagare i test e per aumentare il tracciamento sono stati offerti gratuitamente. Questo per evitare altri contagi”.
La terapia, specifica per le zone rurali, è inserita in un protocollo redatto insieme ai professori Stefano Marini, della Facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Tor Vergata, e Suman Kr Karmacharya, direttore del Tamakoshi Hospital di Manthali. Il protocollo rientra nell’ambito di un più ampio accordo firmato nel giugno 2019 tra l’università di Medicina e Chirurgia di Tor Vergata (Roma) e Jay Nepal Onlus, fondata dallo stesso Luzzi (dopo il sisma del 25 aprile 2015, ndr.), per promuovere la cooperazione culturale e scientifica attraverso lo scambio di esperienze di studenti post-laurea, insegnanti e ricercatori, con l’obiettivo ultimo di avviare progetti di ricerca sulla medicina rurale. Il Centro medico di Bodgaun oggi fornisce servizi a circa 12.000 persone.