“Creare ponti di speranza tra isole separate dalla paura”. Questo lo scopo della Campagna lanciata quattro anni fa dalla Caritas Internationalis, “Share the journey – Condividiamo il viaggio”, della quale il card. Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Presidente di Caritas Internationalis, ha fatto un bilancio durante la conferenza stampa svoltasi oggi in sala stampa vaticana. “Non solo guardare i migranti, ma guardarli con compassione; non solo ascoltare la loro voce, ma le loro storie e preoccupazioni; non solo passare dall’altro lato, ma fermarsi, come il Buon Samaritano, per vivere un momento di comunione con loro”, ha proseguito il cardinale, sottolineando che la campagna “ci ha aiutato a raggiungere i migranti, ad abbracciare la loro povertà e sofferenza, a considerarli partendo dalla consapevolezza che non sono numeri, ma persone con nomi, stori e sogni”. Con la Campagna, inoltre, la Caritas “ha aiutato a diffondere una nuova cultura a livello globale, una cultura di incoraggiamento personale, una nuova visione di accoglienza della persona umana attraverso il migrante”. Tagle ha poi ricordato la sua visita al campo di rifugiati ad Idomeni, in Grecia nel 2015, il suo viaggio in Libano nel 2016 dove ha incontrato i rifugiati siriani, la visita in Giordania dove ha incontrato molti rifugiati provenienti dall’Iraq e le due visite nel 2018 e n3l 3019 al campo dei Rohingya in Bangladesh. Ha menzionato, inoltre, gli in contri con gli sfollati interni del suo Paese, “che portano le ferite di conflitti violenti, povertà, traffico di esseri umani e disastri ambientali”. “Mio nonno – ha poi rivelato – era nato in Cina, ma è stato costretto a lasciare la sua patria da giovane con suo zio per andare nelle Filippine in cerca di un futuro migliore”. Nella campagna della Caritas, ha sottolineato Tagle, “cristiani, musulmani, indu, seguaci di altre religioni, atei sono stati accolti come persone umane”. “In un tempo in cui il Covid-19 dovrebbe portarci alla solidarietà globale, e in un momento in cui gli Stati sono più preoccupati di proteggere i loro cittadini, con il rischio di intensificare l’egoismo e la paura dello straniero – ha concluso il cardinale – la fine della campagna globale della Caritas Internationalis è un appello a continuare a condividere il viaggio con i migranti, specialmente in questo momento di grande difficoltà. La campagna formalmente finisce, ma la missione continua. Papa Francesco è stato una fonte di ispirazione per la campagna. Ci ha accompagnato in ogni tappa importante di questo viaggio. Ci incoraggia ad accogliere, proteggere, accompagnare e integrare i migranti”.