Sant’Antonio: p. Patton (custode Terra Santa) “ci insegna a tenere insieme l’integralità della dottrina, la testimonianza della vita e l’efficacia della Parola”

“Le opere sociali della Chiesa (scuole, ospedali, assistenza ai poveri), anche qui in Terra Santa, sono una conferma del fatto che il Vangelo, cioè la persona e la parola di Gesù, porta salvezza e cambia anche il mondo in cui ci troviamo a vivere”. Lo ha ricordato padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, che ieri, nella chiesa di San Salvatore a Gerusalemme, ha celebrato la festa di Sant’Antonio di Padova, patrono della Custodia. Ricordando la figura del Santo, il custode ha affermato che egli “ci invita a proporre la fede cristiana e il mistero di Gesù Cristo nella sua interezza, nella sua organicità, nella sua pienezza. Antonio aggiunge inoltre anche l’aspetto della qualità personale della testimonianza”. “Insigne predicatore e intercessore nel momento del bisogno”, Antonio cerca “sempre di tenere insieme l’integralità della dottrina, la testimonianza della vita e l’efficacia della Parola e ci ricorda che il nostro annuncio, la nostra testimonianza cristiana, è efficace se la nostra vita è fervida, cioè appassionata, non tiepida e mediocre. E al tempo stesso occorre che la nostra parola sia chiara, cioè semplice e luminosa. Perché si tratta di illuminare la vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, che sono talvolta nel buio del dubbio per quel che riguarda la fede; spesso nel buio dell’incertezza e del disorientamento per quel che riguarda le scelte morali; inevitabilmente nel buio della tentazione a causa dell’esperienza della sofferenza, che tocca tutti”. Parlando del Santo come intercessore, padre Patton ha spiegato che “non dobbiamo trasformare il nostro patrono in un distributore automatico di miracoli. È però un aspetto importante, perché questo è il modo con cui il Signore accompagna gli apostoli e conferma l’autenticità della loro predicazione. L’attenzione di Antonio per le esigenze dei piccoli, dei poveri, dei carcerati e dei sofferenti è ancora una conferma della bontà del suo annuncio”. “Non dobbiamo vergognarci di credere nell’intercessione dei santi – ha aggiunto il custode – dobbiamo piuttosto vergognarci se le nostre parole sono sterili e non producono nessun frutto. Dobbiamo vergognarci se la nostra vita è senza fervore e non riusciamo ad appassionare nessuno. Dobbiamo eventualmente vergognarci se la nostra preghiera è senza fede nell’onnipotenza di Dio e per questo non riusciamo a ottenere ciò che chiediamo. Per intercessione di s. Antonio domandiamo allora al Signore di essere capaci anche noi di accogliere il Vangelo nella sua pienezza, senza tagli e senza aggiunte, senza volerlo svuotare della sua radicalità provocatoria e senza volerlo annacquare per essere alla moda”.

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