“Anche nella Chiesa può attecchire la zizzania della sfiducia, soprattutto quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative”. Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di ieri. “Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio”, ha precisato subito dopo: “A noi sta seminare, e seminare con amore, con impegno e con pazienza. Ma la forza del seme è divina. “Con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi”, ha sottolineato Francesco, secondo il quale “anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato”. “A volte, il frastuono del mondo, insieme alle tante attività che riempiono le nostre giornate, ci impediscono di fermarci e di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia”, ha fatto notare il Papa: “Il bene cresce sempre in modo umile, in modo nascosto, spesso invisibile”. Di qui l’invito alla fiducia: “In tante situazioni della vita può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male. E possiamo lasciarci paralizzare dalla sfiducia quando constatiamo che ci siamo impegnati, ma i risultati non arrivano e le cose sembrano non cambiare mai. Il Vangelo ci chiede uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà; chiede di avere occhi più grandi, che sanno vedere oltre, specialmente oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia. È questa la nostra fiducia, è questo che ci dà forza per andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto. Quant’è importante questo atteggiamento anche per uscire bene dalla pandemia! Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza”.