Sono giorni di grande tensione in Perù, dopo le presidenziali di domenica scorsa. Lo scrutinio del 100% delle schede ha confermato il vantaggio del candidato di sinistra Pedro Castillo per circa 60mila voti (50,17%), contro la candidata della destra Keiko Fujimori, figlia del dittatore Alberto. Tuttavia, Castillo non è ancora stato dichiarato vincitore e l’organo elettorale peruviano, il “Jurado nacional de elecciones” (Jne), con una procedura anomala, ha prorogato fino a tutta la giornata di ieri la possibilità di presentare richieste di nullità di atti elettorali, ufficialmente per “garantire la massima trasparenza”. Possibilità, questa, di cui ha approfittato la Fujimori, che ha presentato 740 richieste di annullamento. I sostenitori di Castillo temono che la mossa della candidata che al momento appare sconfitta abbia quanto meno l’effetto di rinviare notevolmente la proclamazione del vincitore. Il tutto si svolge in un clima estremamente polarizzato e avvelenato. Tra l’altro, sempre nelle stesse ore, il procuratore peruviano José Domingo Pérez ha chiesto di revocare l’ordine di libertà vigilata per Keiko Fujimori (che è accusata di aver commesso vari reati nell’ambito del cosiddetto scandalo Odebrecht) e di emettere un ordine di custodia cautelare in carcere, accusando l’esponente politica di essere venuta meno ad alcuni obblighi di condotta. Alcuni tra gli stessi osservatori internazionali, come lo statunitense Matt Kikergaard, hanno detto di essere stati colpiti dall’aggressività dei media di Lima, nei quali si concentrano numerosi attacchi a Castillo.
Un autorevole invito, in un clima così teso, è arrivato dal card. Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo e presidente della Repam (Rete ecclesiale panamazzonica). Il porporato, conversando con i giornalisti nel ricevere la seconda dose del vaccino Pfizer, ha voluto smentire fake news su alcune sue supposte dichiarazioni che circolavano sui social, e ha aggiunto: “Avanzare dubbi, come si è sentito dire a un certo punto, di frode, di un colpo di Stato, e di altre cose ancora, è irresponsabile e non accettabile; in democrazia i candidati accettano la volontà popolare”. Il card. Barreto ha proseguito facendo notare che gli osservatori internazionali non hanno riscontrato particolari anomalie nel voto e nello scrutinio. E ha rivolto “un appello alla calma, e a contribuire tutti alla costruzione del nostro Perù”.
Barreto ha ricordato che i candidati hanno entrambi firmato il “Proclama di cittadinanza per la democrazia” e anche nei giorni scorsi aveva chiesto di accettare i risultati elettorali e, al tempo stesso evidenziato il bisogno di una speciale vigilanza civica. Un atteggiamento, questo, particolarmente opportuno, dato che i due candidati nel ballottaggio sono espressione delle due estremità dello schieramento politico.