Giornalismo: p. Patton (Custode Terra Santa), “temo ci sia una forma di assuefazione a comunicazione forte”

“Ci si abitua in fretta alle immagini forti per cui bisogna alzare sempre di più la soglia. Questo è tristissimo perché la vita di una persona è preziosa. Temo ci sia una forma di assuefazione”. Lo ha detto padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, durante la prima sessione dell’8° Meeting nazionale dei giornalisti di Grottammare, a proposito delle immagini recentemente diffuse dai media dei minori migranti annegati nel Mediterraneo. Il Custode ha ricordato le attività svolte in Terra Santa e nelle aree vicine. A seconda dei posti si interviene diversamente: “In territori come Rodi il numero di poveri che chiedono aiuto settimanale è passato da 50 a 630. E Rodi fa parte dell’Europa”; mentre “in Siria siamo andati con progetti per superare i traumi della guerra in vari posti”. Ma in questa fase storica, secondo padre Patton, “la più importante delle opere sociali sono le scuole perché attraverso le scuole si educa e si forma. Nelle nostre scuole in Terra Santa è stata fatta una attività didattica lavorare su temi come il documento di Abu Dhabi facendo lavorare insieme docenti cristiani e musulmani. Lo stare accanto alle popolazioni e a tutti indipendentemente dal fatto che sia cristiano ebreo o musulmano”. Altra relatrice della sessione che ha portato la sua esperienza è Marta Petrosillo, direttrice della comunicazione di Caritas Internationalis. “Il nostro compito – spiega – è quello di dar voce a chi non ne ha e al tempo stesso informare sull’opera di Caritas in tutto il mondo. Rispetto alle Ong guardiamo alla totalità della persona umana non ci limitiamo a rispondere alle emergenze. Noi siamo lì prima delle telecamere e dopo”. “È chiaro che un comunicato su una crisi troverà subito uno sbocco mentre parlare di crisi poco note è più difficile. La chiave sta nella dimensione umana nel portare storie, credo che sia importante sollecitare e puntare su meccanismi di identificazione. Tutti siamo padri figli e abbiamo tutti questa dimensione comune”.

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