La Chiesa colombiana ha rinnovato ieri la consacrazione del Paese, che vive un momento di grande tensione, per le manifestazioni, le violenze e le repressioni delle ultime settimane, al Sacro Cuore di Gesù. Nella celebrazione che si è tenuta a Bogotá, il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Oscar Urbina, arcivescovo di Villavicencio, ha affermato tra l’altro: “Ciò che viviamo oggi nella Nazione è il risultato delle decisioni del nostro cuore umano”. Il presule ha aggiunto che “di fronte a una situazione che non accettiamo più, è un imperativo generare nuovi cuori che rinnovino i sistemi sociali, economici, politici”, che mettano “al centro la persona umana, la sua dignità, il valore e le modalità che consentono percorsi di dialogo, rispetto, ascolto e costruzione comune”. Subito dopo è giunto un appello a favorire uno “sviluppo integrale”, specificando che esso è il nome nuovo della pace”.
Il giorno precedente uno dei vescovi più esposti nell’impegno per la pace e la giustizia sociale, mons. Dario Monsalve, arcivescovo di Cali, ha pubblicato una lettera pastorale, nella quale spiega che le proteste nascono da inaccettabili situazioni di violenza, uccisioni, diseguaglianza. “Perché questa mobilitazione sfocia in fatti tanto inaccettabili, come uccisioni, ferimenti, torture, abusi sessuali, sparizioni di persone, detenzioni ingiuste, saccheggi a negozi e a banche, e danni fisici a beni pubblici e privati?”, si chiede il presule. In realtà, si legge nella lettera, “la solidità della democrazia è messa alla prova”. E “un cambiamento di direzione si impone in tutto il continente”, a partire però da una mobilitazione pacifica e dalla capacità di camminare insieme, come la Chiesa non cessa di chiedere.
Purtroppo, tuttavia, neppure la presenza, fino a ieri mattina, della delegazione della Cidh (Commissione interamericana per i diritti umani) ha impedito che si rinnovassero gravi episodi di violenza. “Giovedì – racconta da Bogotá al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani – la polizia ha sparato alla testa di un giovane manifestante nelle stradine tra case popolari. Il giovane è morto anche soffocato dai gas lacrimogeni, che impedivano alla gente di uscire di casa. Qui nella capitale, invece, ci sono stati 64 feriti nel quartiere Sud, anche mentre arrivava la delegazione Cidh. Ciò accade anche per la dotazione di vere e proprie armi, da parte delle forze speciali, come i razzi antisommossa Venom, alla cui fabbricazione partecipano anche aziende del nostro Paese. Qui alcuni giudici hanno vietato alla polizia Esmad di usare queste vere e proprie armi da guerra, che vengono rivolte contro civili”.