Un appello accorato alle istituzioni ma anche alla società civile affinché accolga i migranti come persone in difficoltà prima che profughi da gestire. Lo ha lanciato Pietro Bartolo, a lungo medico a Lampedusa, oggi europarlamentare, nella diretta dal titolo “Stelle e lacrime di Lampedusa”, ieri sera sul canale YouTube del Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani).
L’incontro, che prende il nome da un libro-testimonianza di Bartolo del 2018, è stato introdotto da Angelo Vavassori, segretario internazionale Masci. Vavassori ha presentato Bartolo, europarlamentare dal 2019, chiedendogli di raccontare l’esperienza istituzionale a Bruxelles a confronto con l’attività di coordinatore delle attività sanitarie nell’isola siciliana. “Vengo da una brutta esperienza in mare, sono stato anch’io un naufrago, per questo ho voluto specializzarmi nel soccorso – ha aggiunto Bartolo raccontando l’impegno più che ventennale nell’assistenza ai profughi di Lampedusa -. Pur di testimoniare la verità sui profughi sono andato in giro per l’Europa, ho persino fatto l’attore in un film e ho scritto un libro, ma poi sono dovuto entrare in politica per provare a cambiare davvero le cose”. Bartolo ha parlato dell’attività nell’ambito dell’Europarlamento, dove a maggio scorso ha denunciato gli atteggiamenti di alcuni Stati membri che impediscono una riforma radicale del regolamento di Dublino. “Sono stato relatore ombra di un dossier sul regolamento di Dublino denunciandone i limiti, dal momento che affronta ancora le migrazioni come emergenza e non come fenomeno a lungo termine. Le risposte da parte della Commissione europea alla necessità di cambiare le regole esistenti non sono state appropriate perché partono ancora dal principio del primo paese d’ingresso e mancano di un approccio realmente collaborativo tra i Paesi”. Bartolo ha poi spiegato: “Ho presentato una mozione in Parlamento per un servizio europeo di ricerca e soccorso in mare, ma è stata bocciata per soli due voti, non mi sono arreso e ci ho provato di nuovo. Occorre vedere il fenomeno della migrazione da un punto di vista alternativo rispetto alle soluzioni tradizionali dei rimpatri o degli accordi con i Paesi di provenienza, considerandolo un processo di arricchimento. Chi arriva deve essere aiutato e ascoltato, non rimandato a casa propria, da dove è fuggito”.