“Profondo dolore” e choc ma soprattutto la massima determinazione dei vescovi cattolici canadesi perché “sia fatta luce sulla verità” di quanto accaduto nel passato e si proceda verso un cammino di riconciliazione e guarigione delle ferite. Reagisce così mons. Richard Gagnon, arcivescovo di Winnipeg e presidente della Conferenza episcopale canadese, alla sconcertante scoperta dei resti di 215 bambini, alcuni di soli tre anni, membri della comunità di nativi, vicino alla “Kamloops Indian Residential School”, in British Columbia. L’istituto, uno dei più grandi del Canada, attivo sino alla fine degli anni Settanta, faceva parte di una rete di scuole fondate dal governo canadese e amministrate dalle Chiese cattoliche che allontanavano i figli degli indigeni dalla loro cultura per “assimilarli” alla propria. I piccoli erano costretti a convertirsi al cristianesimo, era loro impedito di parlare le loro lingue native ed erano picchiati e maltrattati verbalmente. “La notizia della recente scoperta è sconvolgente”, scrive l’arcivescovo Gagnon nel comunicato. “Riaccende il trauma in numerose comunità in questa terra. Onorare oggi la dignità di questi piccoli esige che sia fatta luce sulla verità. Questa tragedia colpisce profondamente le comunità indigene, con le quali molte persone in questa terra e in tutto il mondo sono oggi solidali”. Mons. Gagnon assicura la massima determinazione da parte dei vescovi canadesi di accompagnare i popoli indigeni e fare chiarezza. “Mentre prendiamo sempre più chiaramente atto del dolore e della sofferenza del passato, i vescovi del Canada si impegnano a continuare a camminare fianco a fianco con i popoli indigeni nel presente, cercando guarigione e riconciliazione per il futuro. Innalziamo preghiere al Signore per i bambini che hanno perso la vita e assicuriamo di accompagnare le famiglie e le comunità indigene lungo questo cammino”.