“Siamo davvero ‘comunità’? L’intera provincia ha unito le forze al fine di costruire insieme un percorso condiviso per progettare un futuro socio economico rispettoso dell’uomo e dell’ambiente? Dall’ex Ilva, passando per le scorie radioattive della Cemerad, ad arrivare alla discarica Vergine, abbiamo ferite aperte che possono essere sanate solo con la forza di una tradizione tutta meridionale costituita da valori resistenti e durevoli che dobbiamo riscoprire. E preghiamo San Cataldo affinché sia presto disponibile anche l’importante contributo promesso dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo”. Lo ha detto a Taranto, all’interno della basilica Cattedrale di san Cataldo nelle giornate tradizionalmente dedicate al santo patrono, l’arcivescovo Filippo Santoro, questo pomeriggio durante la cerimonia di consegna del simulacro del santo al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. In occasione del Giubileo dei 950 anni dal ritrovamento delle reliquie (l’apertura solenne lo scorso 30 aprile, ndr), mons. Santoro ha posato sulla statua delle chiavi d’argento della città. Erano presenti alla cerimonia anche tutti i sindaci dei Comuni dell’arcidiocesi di Taranto, invitati a partecipare alla celebrazione giubilare delle amministrazioni comunali. I sindaci hanno portato un cero votivo con lo stemma della propria comunità nel battistero, luogo del ritrovamento dei resti di san Cataldo, il vescovo irlandese che tradizione vuole venuto dal mare per far riconvertire al culto cristiano i tarantini pagani. “Mi piace sempre parafrasare una frase di Giovanni Paolo II: dobbiamo prendere la nostra città, la nostra provincia e farne un capolavoro. Stringiamo patti di fratellanza quindi, dal versante orientale a quello occidentale della provincia ionica – ha proseguito mons. Santoro – ma non tocca solo a noi! Sentiamo molto parlare di ‘transizione ecologica’, abbiamo da poco un ministero dedicato, ma quale territorio se non il nostro è così emblematico dei guasti italiani? Di bonifiche qui si parla da anni, gli impegni assunti sono caduti insieme ai governi che si sono succeduti per poi ogni volta ricominciare da capo, come in un estenuante gioco dell’oca. Non possiamo più andare avanti così: serve un cambiamento radicale. Il clima di incertezza sfianca anche la speranza più ostinata e ora abbiamo un’ultima opportunità con i fondi del Next Generation Ue e del Recovery Plan: restiamo insieme, uniti, facciamo fronte comune perché il nostro territorio possa finalmente risollevarsi”.