“I nuovi media digitali, introducendo inedite forme di intermediazione, possono influenzare le decisioni nel bene e nel male, la giustizia e l’ingiustizia, la verità e la menzogna”. Lo segnala mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e docente ordinario all’Uninettuno, in occasione del convegno internazionale “Changing media in a changing world”, che si svolge online in Vaticano da lunedì a mercoledì prossimi, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Soffermandosi sugli interventi del magistero della Chiesa sulla comunicazione, il vice cancelliere spiega che “sono stati caratterizzati nella storia da quella che possiamo definire la politica della doppia pedagogia: un atteggiamento di audace incoraggiamento a cui è seguito, in parallelo, un prudente e deciso richiamo ai fini pastorali connesso a un severo monito per l’uso improprio di tali strumenti”.
L’attenzione di mons. Viganò si sofferma anche sul fatto che “oggi a una epidemia sociale corrisponde anche una epidemia socio-comunicativa”. “Infatti, attualmente il mantra è che se ‘vogliamo sopravvivere dobbiamo essere competitivi, e per farlo bisogna essere connessi, ricevere ed elaborare in continuazione un’immensa e crescente quantità di dati’. E tutto ciò ‘provoca un costante stress d’attenzione e la riduzione del tempo disponibile per l’affettività'”. Poi, l’attenzione sul “cambio di paradigma economico proprio a causa della digitalizzazione della comunicazione e dei servizi, e del fatto che oggi, in un’epoca ‘postmediale’, i media siamo noi”. Infine, il riferimento al “capitalismo della sorveglianza”, che “estrae non solo i dati personali ma anche il surplus comportamentale, vendendoli a un mercato predittivo”. “Abbiamo accolto nelle trame del nostro vivere sociale e familiare le meraviglie del mondo digitale, che suonavano come promesse di beni e servizi senza limiti, veloci e performanti, che sarebbero venute in aiuto alla vita sempre più frammentata e faticosa. Di fatto, però, nel momento in cui le risorse digitali, che potevano migliorare la nostra vita e soddisfare meglio i nostri bisogni, rivelano anche una minaccia perché saccheggiano i nostri dati comportamentali”.