La popolazione in situazione di povertà è passata dal 40,8% nel 2019 al 44,2% nel 2020, per un totale di 20,3 milioni di argentini, mentre il tasso di indigenza è passato dall’8,4% al 9,8% nello stesso periodo. È quanto emerge dal rapporto “Effetti della pandemia Covid-19 sulle dinamiche del benessere nell’Argentina urbana” pubblicato dall’Osservatorio del disagio sociale dell’Università cattolica argentina (Odsa-Uca), presentato ieri nel corso di un seminario. Assai preoccupante anche la situazione lavorativa, con un aumento della disoccupazione dal 10,6% al 14,2%.
Lo studio, assai completo e documentato (173 pagine), evidenzia che l’indigenza è a livelli altissimi e insostenibili soprattutto nell’hinterland della capitale. L’indigenza, si legge, “colpisce con maggiore intensità i segmenti sociali dello strato marginale inferiore e le abitazioni della periferia di Buenos Aires. In questi casi, gli indigenti sono aumentati in modo significativo dal 2013-2014, raggiungendo il 23,4% rispetto al 13,6% di partenza”.
Particolarmente penalizzati minori e adolescenti: “Nel terzo trimestre del 2020, nel gruppo di bambini e adolescenti da 0 a 17 anni la percentuale degli indigenti sale al 15,7%. Per quanto riguarda l’evoluzione nell’ultimo anno, i dati mostrano un maggiore aumento dell’indigenza nella popolazione di bambini, adolescenti e giovani dai 18 ai 29 anni, rispetto all’incremento registrato nella popolazione totale”, scrive il rapporto.
Lo studio evidenzia con forza che la pandemia si è abbattuta su un contesto di povertà e disagio sociale già in forte aumento, soprattutto nel biennio 2018-19, e il responsabile dell’Odsa-Uca, Agustín Salvia, ha avvertito che le cifre sarebbero molto più alte senza gli aiuti stanziati nell’ultimo anno, attraverso i programmi di Assegnazione universale per figlio (Auh) o il Reddito familiare d’emergenza. La percentuale di popolazione raggiunta dall’assistenza sociale ha raggiunto, infatti, la percentuale record del 55,4% della popolazione e il 79,9% della popolazione in situazione di povertà.
Si registra, inoltre, già a partire dal 2016, un deterioramento dell’alimentazione, della salute e dell’accesso all’occupazione e alla sicurezza sociale. Il 2020, segnato dagli effetti della pandemia, non mostra variazioni negli aspetti legati all’alloggio e alle infrastrutture, evidenziando a sua volta un deterioramento dell’occupazione e della previdenza sociale, dell’istruzione, dell’alimentazione e della salute.