“L’Ue non è stata progettata per affrontare questioni sanitarie o combattere una pandemia”. Ma quando “gli italiani hanno chiesto all’Europa di intervenire” all’inizio della pandemia, hanno chiesto “solidarietà e coordinamento a livello europeo avevano ragione. L’Italia aveva ragione. L’Europa doveva intervenire. Ed è quello che abbiamo fatto”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen riparte dai giorni drammatici dello scorso anno per spiegare, ai partecipanti alla conferenza sullo Stato dell’Unione organizzata dall’Istituto universitario europeo di Fiesole, come sia responsabilità dell’Europa oggi, “porre fine alla pandemia e dare forma a un nuovo inizio per l’Europa”, perché “l’Europa è in grado di superare le crisi e garantire il futuro dei suoi cittadini”. L’esperienza del Covid e la questione del clima sono stati i due contesti analizzati dalla presidente: preservare l’unità su una vicenda come quella del vaccino è stata la salvezza degli europei e dell’unità dell’Europa, secondo Von der Leyen, che ha sottolineato come l’Europa sia oggi la “farmacia del mondo”, perché è “l’unica regione democratica che esporta vaccini su larga scala”: il numero di vaccini esportati è quasi pari al livello dei vaccini usati nell’Ue.
Von der Leyen si è detta “pronta a discutere la proposta americana di rinunciare alla protezione della proprietà intellettuale sui vaccini” per affrontare la crisi in modo efficace e pragmatico. Ma intanto bisogna continuare a produrre dosi. Mai fatta prima è anche la mossa del “cercare capitali sul mercato internazionale” per finanziare riforme e investimenti del piano Next Generation Eu. In questo contesto si colloca la battaglia per il clima, che richiede “ingegno, resistenza, investimenti e coraggio”. E con la sua ambizione climatica l’Europa è all’avanguardia nel mondo.