Tra mediazione, sanzioni e temi geopolitici è continuato il pomeriggio della conferenza “The State of the Union”, organizzata dall’Istituto universitario europeo di Firenze (6-7 maggio) sul tema “L’Europa in un mondo che cambia”. Federica Mogherini, già Alto rappresentante Ue, ha offerto un’efficace sintesi della “cassetta degli attrezzi” che l’Ue è chiamata ad utilizzare per il suo lavoro di mediazione: “rispetto e umiltà”, “ascolto e servizio”, l’atteggiamento di fondo che deve connotare gli interventi dell’Ue, anche per non dimenticare il proprio passato coloniale; e poi la partnership e la collaborazione a tutti i livelli nei contesti dove si è chiamati a mediare, evitando di “giocare in solitaria”; in terzo luogo, è importante l’uso di “un linguaggio positivo”, che evidenzi incentivi e benefici, più che di un discorso che ruota attorno ai “deterrenti”. Così l’Ue può utilizzare appieno il proprio “potenziale per curare le ferite”. Quanto invece alle sanzioni che l’Ue impone, la commissaria Mairead McGuinness ha spiegato come siano lo strumento necessario “quando non c’è più possibilità di dialogo”, nelle situazioni in cui non ci sono altre strade per “promuovere i valori della pace, sicurezza e diritti umani”.
Le “drammatiche ripercussioni” sull’Ue che a volte le sanzioni innescano, sono secondo la commissaria, dimostrazione del loro impatto. La forza delle sanzioni Ue è che sono “democratiche”, ha spiegato Emanuela-Chiara Gillard (università di Oxford), perché decise da 27 Stati insieme e da tutti implementate. Serve però, secondo Betty Bigombe (Banca mondiale) maggiore coordinamento a livello internazionale tra Ue, Usa e Nazioni uniti perché siano più efficaci.