“Fino a quando la logica prevalente rimarrà: ‘cosa è meglio per me’ e non ‘quale è la mia parte in un’azione che sarà il meglio per noi tutti e per la nostra casa comune’, non sarà possibile sanare un’economia malata”. Ne è convinta suor Alessandra Smerilli, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano tntegrale, intervenuta alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, diffuso oggi. “In ambito economico non è difficile scorgere questo noi sfigurato, e la pandemia lo ha reso più evidente”, l’analisi della religiosa: “La finanza, che ha come sua vocazione originaria l’inclusione, mettere insieme chi ha capitale con chi vuole sviluppare progetti ed è privo di mezzi, è diventata in gran parte dei casi pura speculazione. Si pensi alle operazioni speculative sui generi alimentari, che rischiano di lasciare interi paesi senza accesso al cibo a causa degli aumenti dei prezzi. E i più poveri sono costretti a migrare. Si pensi alle crescenti disuguaglianze, economiche, tecnologiche, di accesso alle cure”. “Eppure, ci sono segni di speranza” per uno sviluppo più sostenibile, equilibrato, inclusivo, ha garantito Smerilli: “La commissione Covid, voluta da Papa Francesco, per esempio, sta lavorando in questa direzione: ‘preparate il futuro’ ci ha chiesto Papa Francesco. Cibo, lavoro, salute per tutti sono le nostre priorità. E per tutti intendiamo proprio tutti. Come fare? Ascoltando, dando voce a chi non ha voce, mettendo insieme chi ha idee innovative e chi prende decisioni, esserci, con l’ispirazione e il realismo che solo il Vangelo può dare”. Un altro grande segno di speranza, per la religiosa, “è legato al processo dell’Economia di Francesco: grazie ad una chiamata di Papa Francesco a cambiare l’economia attuale e a dare un’anima all’economia del futuro, più di 2.000 giovani economisti di 120 paesi del mondo, si stanno formando e lavorano insieme a progetti di trasformazione dell’economia. Si incontrano online, lavorano nei propri territori. Vogliono riportare al centro dell’economia quella scena della vita di San Francesco, e cioè l’abbraccio con il lebbroso, che i ricchi di Assisi non hanno voluto pagare per la realizzazione, tra gli affreschi della basilica: non si voleva far sapere che ad Assisi ci fossero i lebbrosi. Gli scartati che escono dalla storia, ma anche dal racconto della storia. I giovani dell’Economia di Francesco vogliono che i poveri, gli scartati gli esclusi, i migranti e i rifugiati siano messi al centro dell’economia: insieme si può ripartire per un noi che abbia il sapore del Vangelo. Se gli anziani sognano, i giovani possono avere visioni: insieme, per un noi sempre più grande”.