“Cosa succede se l’individualismo egoista e l’isolazionismo si diffondano sempre di più, lascando indietro le persone più vulnerabili e marginalizzate?”. A chiederselo è stato il card. Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, diffuso oggi. Come ripete il Papa, “possiamo uscire dalla pandemia migliori o peggiori”, ha detto il cardinale: “Possiamo imparare ad essere fratelli e sorelle migliori, oppure possiamo precipitare ancora più profondamente nell’ossessiva preoccupazione solo per noi stessi”. Sono le alternative a cui si trovano di fronte i passanti, nell’episodio evangelico del Buon Samaritano: “Ognuno ha delle ‘buone scuse’ per allontanare i suoi occhi dalla vittima mezza morta. Il Samaritano oltrepassa la tipica contrapposizione tra ‘noi’ e ‘loro’. Niente da guadagnare, forse tutto da perdere, ma senza compassione per un altro che è vittima di una rapina, come nel racconto, o di una pandemia terrificante come quella di oggi”. “Tutti soffriamo in modo diversi”, a causa della pandemia: “Cosa succede quando i sopravvissuti in una scialuppa di salvataggio devono tutti aiutare a remare a riva?”, si è chiesto Czerny. “E se alcuni prendono più della loro parte delle razioni, lasciando altri troppo deboli per remare? Il rischio è che tutti periranno, i ben nutriti e gli affamati allo stesso modo”. Ecco perché, come scrive il Papa nel messaggio, l’attitudine del Buon Samaritano, che “abbandona l’egoismo per prendersi cura di tutti”, è “essenziale per sopravvivere”, ha spiegato il cardinale sulla scorta della Fratelli tutti, in cui il Santo Padre presenta una terza prospettiva per il futuro: non più “gli altri”, ma solo “noi”.