“Santa Maria, Vergine mendicante dello spirito, aiutaci a crescere nella comunione”. È il titolo della lettera-messaggio del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, scritta per il mese di maggio “dedicato a Maria Santissima”. Con questa lettera, spiega il porporato, “vorrei aiutare la comunità cristiana alla devozione e all’imitazione della Vergine”.
Questo messaggio, il cui testo integrale è consultabile sul sito della diocesi, è un’esortazione dai contenuti spirituali, ma anche umani e sociali. “Accogliere nella nostra vita Maria, che Gesù ha affidato a tutta l’umanità dall’alto della croce – evidenzia il cardinale –, vuol dire imparare a fare spazio a Dio”.
Il card. Bassetti, che fin dall’adolescenza in Seminario a Firenze è stato attratto dalla Madre Celeste e da vescovo è molto devoto alla Madonna del Conforto di Arezzo e alla Madonna delle Grazie di Perugia, ricorda ai fedeli l’immensa fede di Maria: “A Dio che si rivela e si dona si può rispondere solo con la fede di Maria che, come ci dice la Lumen Gentium, per ‘tutta la vita ha camminato nella fede’ consegnandosi totalmente a Dio. Una fede, la sua, povera ed umile: solo la povertà e l’umiltà esprimono un amore vero. Perché chi possiede solo sé stesso non ama e adopera tutto come uno strumento per i suoi fini. Una fede povera e umile, invece, è una fede che lascia passare la lucentezza di Dio, che solo i poveri e gli umili sono in grado di accogliere. Essi aspettano sempre, amano e aspettano. Maria è vissuta in questa fede, consegnandosi totalmente al mistero di Dio”.
Il porporato conclude la lettera citando alcune parole del vescovo “santo” don Tonino Bello, che affidava alla Vergine il dono della “comunione” familiare. Sono parole, scrive il card. Bassetti, “che certamente conoscete, ma che risuonano sempre fresche, nuove e di una tenerezza disarmante… Questa comunione te la chiediamo (rivolgendosi a Maria, ndr) per la nostra santa Chiesa perusina-pievese, che non sembra estranea alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. Te la chiediamo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocefisso, le rendano luoghi di crescita umana e spirituale. Te la chiediamo per tutta l’umanità: liberala dalla pandemia del virus e del cuore, perché la solidarietà fra i popoli venga riscoperta come l’unico imperativo etico con cui fondare la convivenza”.