Resta di grande allerta la situazione in Colombia, a oltre una settimana dallo sciopero nazionale che ha dato il via, in piena pandemia, a un’ondata di proteste, per lo più pacifiche ma con eccessi di vandalismo, e di repressione, in vari casi violenta, da parte di Polizia e di Esercito.
Il bilancio dopo l’ultima notte è di 33 morti (ieri due giovani sono stati uccisi a Pereira) e di 108 persone che risultano scomparse. Intanto, il coordinamento Uniti per la vita denuncia che nel dipartimento del Cundinamarca i manifestati che occupavano la strada hanno bloccato un’ambulanza che trasportava una madre che stava per partorire prematuramente. Anche per il blocco stradale, il bimbo non è sopravvissuto. Al tempo stesso, la congregazione dei Clarettiani ha denunciato, ieri in una nota, l’occupazione da parte dell’Esercito, avvenuta l’altra notte, delle proprie strutture educative di Bosa, nella periferia di Bogotá. La nota segnala che alcuni elicotteri dell’Esercito sono atterrati abusivamente nel terreno della scuola clarettiana di Bosa e successivamente hanno fatto irruzione nella stessa area anche dei reparti di Polizia. Un fatto che contrasta con i protocolli delle Nazioni Unite che “proibiscono l’uso di istituzioni educative per operazioni militari”, si legge nel comunicato. I Clarettiani affermano di non essere stati informati dell’operazione ed esprimono la propria condanna per quanto accaduto, assieme alla solidarietà per le vittime. La nota riafferma “la difesa della vita nella sua integrità e dei diritti umani”.
Policía usa arbitraria e ilegalmente Colegio Claretiano de Bosa en Bogotá Colombia, para reprimir protestas. Claretianos denuncian este abuzo de autoridad que da cuenta de la represión que vive el pueblo de Colombia en su legítimo derecho a la protesta.@herasocmf pic.twitter.com/rqPr1dX9K4
— SICSAL (@Sicsal1980) May 5, 2021
Cresce a livello internazionale la richiesta di chiarimenti e la condanna per le repressioni giudicate eccessive. La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) esprime “preoccupazione” per l’alto numero di persone scomparse. Amnesty International denuncia “l’eccessivo e non necessario uso della forza contro i dimostranti” e parla di “detenzioni arbitrarie, torture, violenze sessuali e sparizioni”. Il quotidiano inglese “The Guardian” ha messo a disposizione un numero WhatsApp per inviare video e foto che documentino atti di violenza e repressione.
Unrest in Colombia: share your experienceshttps://t.co/MPJm15cFFp
— The Guardian (@guardian) May 5, 2021
La Comunità di Sant’Egidio di Bogotá rivolge un appello alla pacificazione e al dialogo e si esprime contro “qualsiasi uso della violenza.
Permanecemos unidos como una gran fraternidad que ha luchado por la justicia desde sus inicios y continua haciéndolo cada día. Renunciamos a todo tipo de violencia, desde la verbal hasta la física y continuamos esparciendo semillas de esperanza ?️? pic.twitter.com/59WyTpp9Dd
— Sant’Egidio Bogotá (@SantEgidioBog) May 6, 2021
È intervenuto anche il presidente della Commissione della verità, il gesuita padre Francisco De Roux: “La Commissione per la verità, in quanto istituzione statale, esprime la sua profonda preoccupazione per il fatto che la protesta legittima di milioni di colombiani, in particolare giovani colombiani, sia stata repressa violentemente da membri della forza pubblica e contaminata da individui che vandalizzano e distruggono”.
Tra le prese di posizione anche quella del vescovo di Quibdo, mons. Juan Carlos Barreto, che nell’aderire alla preghiera nazionale convocata per domani dall’Episcopato, chiede invocare la fine della diseguaglianza sociale, una delle più gravi al mondo, dell’estremismo e polarizzazione ideologica, degli “eccessi nell’uso della forza da parte degli agenti”.
#Convocatoria|
Jornada de Oración por la justicia social y la Paz de Colombia pic.twitter.com/BwclAN9z9G— Diócesis de Quibdó (@DiocesisQuibdo) May 5, 2021