Nell’anno accademico in corso sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti all’università, dei quali 109 (10,5%) si trovano in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza, 355 (34,3%) in alta sicurezza, e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64 (il 6,2% del totale degli studenti). Sono i dati forniti oggi dalla Conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari (Cnupp) istituita dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane). Nel primo triennio di vita della Cnupp gli atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018-19 a 32 nel 2020-21 (incremento del +18,5%); gli istituti in cui operano i poli universitari penitenziari sono passati da 70 a 82 (incremento +17,1%); il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (incremento +29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, che passa da appena 28 studentesse nel 2018-19 a 64 nel 2020-21, quindi un incremento del +128,6%. Sono impegnati oggi 196 dipartimenti universitari, che corrispondono al 37% dei dipartimenti presenti nei 32 atenei coinvolti. 896 sono gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale (87%), mentre 137 frequentano corsi di laurea magistrale (13%). Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall’area artistico-letteraria (18,6%), area giuridica (15,1%), area agronomico-ambientale (13,7%), area psico-pedagogica (7,4%), area storico-filosofica (7,3%), area economica (6,5%) e altre aree (6%). La costituzione della Cnupp ha permesso agli atenei impegnati a garantire il diritto agli studi universitari per le persone private della libertà personale di agire in maniera coordinata sia con il sistema universitario sia con quello penitenziario.