È stato il palazzetto dello sport di Schio (Vicenza), ieri, a ospitare le esequie di Nadia De Munari, la missionaria laica dell’Operazione Mato Grosso morta in Perù, a Lima, lo scorso 24 aprile, dopo essere stata ferita gravemente a Nuevo Chimbote, dove viveva ed era responsabile di sei asili. Il rito, che si è svolto in un clima di preghiera e commozione, è stato presieduto dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, e concelebrato da alcuni vescovi e numerosi sacerdoti. L’omelia è stata affidata a mons. Giorgio Barbetta, vescovo ausiliare di Huari e appartenente all’Operazione Mato Grosso, il movimento missionario fondato dal salesiano don Ugo De Censi.
“È successa una cosa più grande di noi. Nel male e nel bene – ha detto il vescovo -. Nel male, perché non ce lo aspettavamo”. A mettere fine alla vita terrena di Nadia De Munari è stata, infatti, “una violenza grande, inattesa e immotivata”. Nel bene, perché quanto accaduto ha dato vita a qualcosa di più grande, “anche di ciò che Nadia poteva immaginare. Il suo sangue e la sua vita sono diventati semi. E hanno messo radici. A Chimbote nessuno più potrà dimenticare Nadia ma non solo. Credo che questo seme ha messo e metterà radici nel cuore di tanti ragazzi. Chi riceverà questo seme sentirà dolore e amore”.
Mons. Barbetta ha riassunto la vita di Nadia in cinque frasi. “Non tenere la vita per te, regalala”. “Arriva in fretta al dunque”. “Insieme da solo non vai da nessuna parte”. “Obbedisco”. “Preghiamo con la candela accesa”, Sono le cinque frasi con cui la missionaria insegnava ai suoi bambini di varie religioni a dialogare con Gesù.