Finora nel 2021 almeno 500 persone hanno perso la vita cercando di compiere la pericolosa traversata in mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale, rispetto alle 150 dello stesso periodo del 2020, un aumento di oltre il 200%. L’incidente più grave finora di quest’anno è avvenuto il 22 aprile, quando un naufragio ha causato la morte di 130 persone. Mentre gli arrivi totali in Europa sono in calo dal 2015, gli ultimi sbarchi portano il numero di arrivi via mare in Italia nel 2021 a oltre 10.400, un aumento di oltre il 170% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono i dati riferiti oggi da Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), parlando dal porto di Trapani, in Sicilia, mentre stanno assistendo alle sbarco di oltre 450 persone, tra cui 180 bambini, salvati dalla nave della Ong Sea Watch. “Questa tragica perdita di vite umane sottolinea ancora una volta la necessità di ristabilire un sistema di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale coordinato dagli Stati”, afferma Sami. Dalle prime ore di sabato 1° maggio sono sbarcate in Italia circa 1.500 persone soccorse dalla Guardia Costiera italiana e dalla Guardia di Finanza o da Ong internazionali nel Mediterraneo centrale. La maggior parte delle persone arrivate è partita dalla Libia a bordo di imbarcazioni fragili e non sicure e ha lanciato ripetute richieste di soccorso. La maggior parte delle persone arrivate proviene dal Mali e dal Sahel/Africa occidentale, dall’Eritrea e dal Nord Africa. L’Unchr ricorda che i movimenti verso l’Europa rappresentano solo la punta dell’iceberg. La maggior parte rimane vicino a casa, come gli oltre 5,4 milioni di rifugiati e sfollati interni nei Paesi del Sahel. Secondo le statistiche globali dell’Unhcr, l’80% delle persone che sono costrette a fuggire rimangono nella loro regione d’origine. Unhcr sollecita la comunità internazionale a “fare di più per rafforzare la protezione delle persone che viaggiano lungo questa rotta e per fornire alternative sicure a questi viaggi pericolosi e disperati. I percorsi legali come i corridoi umanitari, le evacuazioni, il reinsediamento e il ricongiungimento familiare devono essere ampliati”.