“Se è vero che negli ultimi cinque anni i minori in carico al servizio sanitario per problemi di dipendenza sono raddoppiati, è purtroppo altrettanto tristemente vero che l’intero sistema di cura e riabilitazione per le dipendenze patologiche è scritto per altri, o meglio per un’altra epoca, quella della fine degli anni ’80”. A denunciare la situazione è stato Luciano Squillaci, presidente della Fict, durante a sessione sul tema “Minori, dipendenze e disagio psichico”, nell’ambito del XXII convegno organizzato dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. “Siamo ancora fermi ad una legge, la 309 del 1990, nata come risposta all’eroinomane ‘classico’, costruita su un approccio ormai vecchio, incapace, come dimostrano i dati, di rispondere in modo adeguato alle esigenze di un fenomeno che è invece in costante evoluzione – ha fatto notare Squillaci -. Del resto è evidente l’assoluto disinteresse, ormai più che decennale, di una politica sorda alle istanze che pervengono quotidianamente dalla rete dei servizi del pubblico e del privato sociale accreditato. Un problema, quello delle dipendenze, divisivo e poco produttivo in termini di consenso, quindi spesso trattato come polvere da nascondere sotto il tappeto”.
Il presidente della Fict ha evidenziato: “La pandemia, con la sua drammatica violenza, ci sta mostrando tutta l’inadeguatezza del nostro sistema di intervento educativo e riabilitativo, in particolare con le fasce più giovani. Alcune priorità sono ferocemente attuali. Occorre riscrivere immediatamente, in modo condiviso con tutti gli attori del sistema, il modello di intervento, ricostruendo i luoghi del confronto, ad iniziare dalla Conferenza nazionale attesa ormai da più di 11 anni. Ricreare i luoghi della relazione per e con i nostri giovani. Garantire percorsi educativi strutturati e in presenza, nel rispetto delle misure di sicurezza anti Covid, per restituire ai ragazzi, almeno in parte, il tempo perduto. Accompagnare le famiglie, supportandole a dare risposte educative coerenti ai propri figli”. Squillaci ha concluso: “È necessario, infine, fornire un adeguato sostegno alle strutture educative specialistiche, diurne e residenziali, che si occupano di minori con dipendenze, con problemi comportamentali e con patologie psichiatriche che in questa fase hanno dovuto approntare, nel silenzio e nell’abbandono generale, percorsi educativi-riabilitativi capaci di tenere conto delle mutate esigenze e dell’emergenza sanitaria, prevedendo le possibili fasi successive”.