“I ragazzi vanno incontro a numerosi cambiamenti del corpo e della mente, acquisiscono nuovi ruoli e compiti all’interno del contesto sociale e si trovano a dover strutturare una propria identità’’. E, in particolare, nella fascia di età 12-18 anni “predomina l’aspetto emotivo piuttosto che quello cognitivo e razionale”. Lo ha detto, oggi pomeriggio, Maria Pontillo, dirigente psicologo I livello dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Dipartimento di neuroscienze, Unità operativa di neuropsichiatria infantile, intervenendo alla sessione tematica “Covid-19, minori: dipendenze e disagio psichico”, nell’ambito del XXII convegno nazionale per la pastorale della salute dal titolo “Gustare la vita curare le relazioni”.
L’esperta ha parlato dell’effetto del Covid sulle vecchie dipendenze, durante il lockdown: il 19% ha fatto uso di cannabis, il 2% di cocaina, eroina, stimolanti o allucinogeni, il 76% ha consumato alcol (di cui il 27% in binge drinking). Rispetto alle nuove dipendenze, il 50% dei ragazzi ha avuto un utilizzo eccessivo dei videogiochi, il 20% dei ragazzi ha avuto un utilizzo problematico di internet, il 50% ha fatto gioco d’azzardo”
La pandemia ha prodotto effetti anche sugli adolescenti con disturbi neuropsichiatrici: “Diminuzione della motivazione e dei livelli di partecipazione allo studio; investimento eccessivo nell’uso di dispositivi elettronici (67% tempo superiore alle 4 ore al giorno); insorgenza di sintomi psichiatrici stress–relati (insonnia, esperienze dissociative, aumentato stato di allerta, maggiore irritabilità)”, tra i problemi segnalati.
Adolescenza e dipendenza: che fare, allora? È necessario “un approccio multisetting – famiglia, scuola, gruppo dei pari -, ad esempio con interventi ispirati alla peer education all’interno di contesti definiti (come la scuola), gruppi di adolescenti ‘formati’ rispetto al tema dell’abuso di sostanze e supportati nella messa in atto di comportamenti alternativi che siano da esempio per i propri pari”. Occorre anche una “formazione mirata rivolta agli insegnanti circa il riconoscimento precoce e il monitoraggio di fenomeni di cyberbullismo”.
Alcuni suggerimenti pratici per i genitori: “Accogliere le emozioni del ragazzo e fornire spiegazioni semplici e chiare sugli effetti a breve e lungo termine dell’abuso di sostanze e di altre forme di dipendenza. Stabilire una comunicazione efficace (scegliendo il momento opportuno per parlarne). Partecipare più attivamente alla vita dei figli (per esempio, condivisione di attività piacevoli). Stabilire un sistema di regole ferme e coerenti. Un approccio centrato sul problem solving per la risoluzione dei conflitti. Gratificare il ragazzo quando mette in atto comportamenti opportuni. Motivare il ragazzo alla ‘richiesta di aiuto specialistica’”. In questo senso possono essere utili, una consultazione neuropsichiatrica, psicoterapie individuale, familiari e di gruppo, invio ai Serd (servizi socio-sanitari assistenziali dedicati al trattamento delle dipendenze).
“In Italia – ha denunciato ci sono solo 92 posti letto destinati alla neuropsichiatria infantile. All’Ospedale Bambino Gesù ne abbiamo 8: copriamo il Centro e il Sud Italia”.