Accogliendo l’invito di Papa Francesco a pregare per il Libano, la presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), a nome dei vescovi del continente europeo, si unisce “ai fratelli e alle sorelle di fede e di umanità che vivono in Libano” e invoca il dono della pace e della stabilità insieme a un rinnovato impegno a sostegno del Paese dei Cedri. “Facciamo nostre le istanze dell’Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici di quel martoriato e nobile Paese”, scrive nell’appello il Ccee. “Le loro sono le parole non solo della comunità cristiana, ma di tutto un popolo che soffre duramente nella paura e nell’incertezza del futuro: situazione nella quale nessuno – popoli o singoli – dovrebbe vivere nel mondo”. I vescovi europei si uniscono così a Papa Francesco nell’invocare dai potenti della terra “un rinnovato impegno a sostegno del Libano, affinché possa proseguire nella sua vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo”. Nell’appello si usano parole molto dure nel dare voce alle sofferenze del popolo libanese. “Perché tanto dolore? Perché il rischio della disgregazione e di una implosione che sarebbe danno per l’area e vergogna per l’umanità? La storia dovrà forse aggiungere un’altra pagina buia? Nessuno lo deve volere, e certamente il popolo libanese non lo vuole! Nulla è perduto se si vuole e si agisce con onestà tempestiva. Nulla è fatale, tutto è nelle mani degli uomini con l’aiuto del Dio misericordioso e giusto: Egli vede le opere degli uomini e scruta le intenzioni dei cuori”. “Per queste ragioni facciamo appello alla coscienza delle Nazioni e dei responsabili, affinché il mondo non dimentichi la tragedia in atto e non sia sordo al grido dei poveri e dei sofferenti. Affinché si ristabilisca la giustizia, si riconosca l’identità individuale, collettiva e nazionale, si rispettino i valori religiosi e civili della loro Tradizione, si sostenga la ripresa dell’economia e la ricostruzione di un tessuto sociale fatto di dialogo e di collaborativa coesistenza delle diversità religiose, culturali e sociali. Tutto questo senza condizionamenti esterni”. “È noto che il futuro di un Paese è un bene non solo particolare ma per l’umanità. Questo vale in modo speciale per il Libano e per il suo contributo ad un Medio Oriente plurale, tollerante e diversificato”. L’appello è firmato dal card. Angelo Bagnasco, presidente del Ccee, dal card. Vincent Nichols e da mons. Stanisław Gądecki, entrambi vice-presidenti dell’organismo ecclesiale europeo.