L’arcidiocesi di Milano si è dotata della Consulta diocesana “Comunità cristiana e disabilità – O tutti o nessuno”. Il nuovo organismo “avrà il compito di sollecitare le comunità cristiane – a livello parrocchiale e decanale – a combattere ogni forma di esclusione, ad abbandonare un approccio assistenzialistico e pietistico, a maturare uno sguardo nuovo nei confronti delle persone con disabilità. Proprio per questo, nella Consulta la loro voce è direttamente rappresentata”, spiega una nota dell’Ufficio comunicazioni. Tra i componenti ci sono Claudio Freschi, papà di tre figli di cui una con disabilità, e tre persone con disabilità: Federica Francescutti, barista e aiutante in cucina dell’oratorio della parrocchia Sant’Ambrogio di Cinisello Balsamo; Marco Turati, giocatore di calcio e dirigente della società sportiva Stella azzurra, della stessa parrocchia; Livio Cattaneo, musicista e giocatore presso la società sportiva Bresso 4. Con loro lavoreranno professionisti con competenze diverse e persone referenti di alcuni importanti servizi della pastorale ordinaria diocesana e di alcune organizzazioni del Terzo settore.
“Con il nostro lavoro di orientamento vorremmo fare in modo che, all’interno delle comunità di appartenenza, ogni persona con disabilità possa sentirsi attivamente coinvolta, viva il proprio cammino di fede, di conoscenza del Vangelo e, alla luce di esso, offra la sua specifica testimonianza unica ed irripetibile a cui viene chiamata”, spiega don Mauro Santoro, neo presidente della Consulta, che ricopre da alcuni anni l’incarico di assistente spirituale presso il Centro Peppino Vismara della Fondazione don Carlo Gnocchi. Il nuovo organismo svolgerà il suo compito in modo trasversale all’interno della diocesi, cercando di sensibilizzare ogni specifico ambito pastorale all’attenzione nei confronti di bambini, ragazzi, giovani e adulti con disabilità e con particolari fragilità presenti nelle diverse comunità. “In un rapporto di dialogo con le parrocchie, le associazioni e le istituzioni civili, la Consulta si propone anche di diffondere una vera cultura d’inclusione che consideri le istanze e i bisogni delle persone più fragili”.
Sottolinea mons. Delpini: “Lo scandalo non è la disabilità ma smentire la promessa di amore che Dio fa ad ogni uomo: dire al bambino, alla bambina: ‘Tu sarai anche grande nel regno di Dio, ma qui non puoi entrare, perché non sai fare le scale; questa parola non la puoi ascoltare, perché non senti; questo libro non puoi leggerlo, perché non puoi vedere; qui non puoi venire, perché il tuo comportamento è inaccettabile, il tuo carattere è insopportabile, il tuo linguaggio incomprensibile’. Siamo amati con un amore che ci rende capaci di amare. L’amore non è quello che accudisce in modo da creare dipendenza, ma quello che si prende cura perché cresca la libertà della persona amata fino al compimento della sua vocazione ad amare”.