“Il tempo della pandemia ha messo in luce il grande valore dei saperi tecnico-scientifici, mostrando tutta la fragilità di certe diffidenze nei loro confronti. Scienza e tecnica hanno mostrato una volta di più di essere strumenti insostituibili dinanzi alle sfide di un tempo complesso: occorre sostenerle sul piano della ricerca come su quello della disseminazione. D’altra parte, la stessa tecnologia va a sua volta collocata entro una prospettiva ampia, orientata al futuro, culturalmente modulata secondo criteri di etica civile”. È quanto si sostiene nel documento “Oltre il futuro reciso: l’ora di un mondo abitabile”, elaborato dal Coordinamento di Etica Civile, in vista della Settimana Sociale di Taranto. Alla stesura del testo, presentato stasera on line, hanno collaborato Azione Cattolica, Aggiornamenti Sociali, Centro Bruno Longo, Focsiv, Fondazione Lanza, Fuci, Incontri, Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, Meic, Movimento eucaristico giovanile, Opera per la Gioventù Giorgio La Pira.
La tecnologia, in particolare, “deve essere orientata alla sostenibilità, in tutta la sua complessità, che dice anche riferimento alla giustizia ed alle diseguaglianze, ai territori ed alla qualità ambientale, ad un rapporto con la natura tutto da ritrovare, ad una dimensione di globalità anche geografica. Troppo forte è oggi la disparità nell’accesso ai beni ambientali, così come nell’esposizione ai rischi determinati dal loro degrado”. La tecnologia è “essenziale per costruire una tale prospettiva, ma la sostenibilità esige anche una forte dimensione culturale: uno sguardo sapiente sulla realtà complessa della biodiversità e degli ecosistemi; una politica che sappia orientare lo sforzo comune all’abitabilità futura del pianeta che ci è dato”. Sarebbe un “segnale importante” in tal senso “una ripresa del dibattito sul consumo di suolo, che porti ad una incisiva regolazione normativa”.
Molte volte “abbiamo fatto risuonare la parola futuro: non tanto il lamento per un futuro reciso che avvilisce la vita, ma soprattutto la passione civile per un futuro ritrovato, riedificato, più sostenibile di quello che abbiamo inseguito finora”. Per costruirlo, però, “occorre lottare contro l’assuefazione a un presente degradato; occorre lavorare oggi coltivando prospettive per un buon domani, per un pianeta abitabile”. Dunque, “la possibilità di ripartire comincia ora. Ora è l’opportunità di costruire una traiettoria diversa; ora è il tempo di cambiare rotta; ora è l’occasione per riorientarci ad un futuro vivibile”. Occorrono “competenza, tecnica e cultura, occorrono una politica e un’economia del bene comune, occorre un senso della complessità sostenibile; occorre però anche, per sostenere tutto ciò, una passione civile, eticamente motivata da una forte speranza, per questo tempo e per il futuro che desideriamo”.