“Un sacerdote che sia fedele alla sua vocazione e alla sua missione, e che quindi si spenda esercitando il proprio ministero in parrocchia, nelle carceri, negli ospedali, etc. potrebbe essere considerato come parte di una ‘categoria a rischio’, per lo svolgimento di un servizio ‘socialmente utile’”. Lo afferma il card. Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, in un’intervista al Sir sull’opportunità di aprire alla vaccinazione ai sacerdoti. “In tal senso mi piace ricordare a titolo di esempio quanto mi ha raccontato mesi l’arcivescovo di una grande città dell’America Latina. All’inizio della pandemia l’arcivescovo dovette ritirare i cappellani dagli ospedali, essendo per lo più sacerdoti avanti con gli anni, a loro volta a rischio contagio. In risposta a ciò – prosegue – altri presbiteri più giovani si sono offerti volontari per il servizio in ospedale, ricevendo dalle Autorità civili il permesso e la dotazione di un adeguato ‘abbigliamento’ per esercitare in sicurezza il loro ministero. In tal modo, ha detto l’arcivescovo, nella sua diocesi nessuno che lo desiderasse è morto senza sacramenti o è stato ricoverato senza ricevere anche assistenza spirituale”. Per il prefetto, si tratta di “un esempio felice di cooperazione tra Autorità civili ed ecclesiastiche per rendere possibile ai sacerdoti – almeno a quelli ‘in cura d’anime’ – l’esercizio del ministero, come oggi potrebbe avvenire facilitando la somministrazione del vaccino”.