“Il tasso di contrazione dei livelli occupazionali in ambito giornalistico è in controtendenza negativa di circa cinque volte rispetto al sistema Paese: dal 2012 al 2019 si sono persi 2.509 rapporti di lavoro giornalistici (-14%) a fronte di un aumento totale degli occupati italiani di 510mila posti (+2,92%). Dei 15.351 giornalisti occupati nel 2019 con un contratto di lavoro dipendente, 12.203 sono professionisti, Tra i professionisti, i collaboratori fissi contrattualizzati sono solo 514. Nello stesso anno i cosiddetti co.co.co. – i collaboratori coordinati e continuativi, a metà strada tra lavoro autonomo e dipendente – sono arrivati a quota 13.299”: lo ricorda l’inchiesta “Non mi fido dei giornali”, pubblicata dal nuovo numero de “Lavialibera”, il bimestrale di Libera e Gruppo Abele, riprendendo dati dall’Inpgi. Nel primo trimestre 2021 “sono già 63 gli atti intimidatori registrati nei confronti dei giornalisti: +50% rispetto al primo trimestre 2020 (42 episodi). Il 71% è avvenuto in sole 6 regioni: Lazio, Toscana, Lombardia, Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna Il 21% ha riguardato contesti di criminalità organizzata (13 casi), il 30% (19) socio-politici”. La maggioranza (27 intimidazioni, 43%) è via web (fonte: ministero dell’Interno, Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti).
“Troppo poco – conclude la direttrice de Lavialibera, Elena Ciccarello – abbiamo riflettuto sulla partigianeria, sulle pressioni degli editori interessati agli affari più che ai loro giornali, sulla poca indipendenza dai poteri, sulla perdita di qualità dell’informazione, sull’estrema precarizzazione del lavoro. Poco abbiamo riflettuto su quante e quanti bravi professionisti continuano a informare con serietà e passione, spesso dalle province più lontane e con stipendi da fame. Troppo poco abbiamo avuto a cuore la nostra dignità come categoria. Dunque non è (solo) colpa del pubblico se oggi è diffusa l’opinione che si possa fare a meno dei giornali, di carta o digitali che siano. La salvezza del diritto di sapere passa da una nuova alleanza, un patto di fiducia rinnovato tra chi fa informazione, assumendosi fino in fondo la responsabilità del proprio ruolo, e chi la usa per non essere preda del ciarlatano di turno, riconoscendone il valore e l’importanza”.
Su questo numero Lavialibera pubblica, inoltre, una infografica sul riutilizzo dei beni confiscati nel nostro Paese, reportage della Calabria, un viaggio tra gli universitari e la Dad e un approfondimento su ergastolo ostativo.