“In pochi mesi, la visione e il metodo che silenziosamente nutrono l’agire del Governo, ha sparigliato le carte nel mondo politico. Basterebbe sfogliare il Pnrr per scoprire uno sguardo politico che guarda lontano e un’idea di Paese moderno. La discontinuità del ‘metodo Draghi’ segna una rivoluzione antropologica. Le riforme costituzionali, della giustizia, delle politiche familiari con il Family Act sono segni concreti di un cambiamento in atto”. Lo scrive padre Francesco Occhetta nel numero di giugno di Vita pastorale, anticipato al Sir. “Il credito dei 191 miliardi coperti dal Recovery fund, che l’Europa fa all’Italia, nasce dal principio di solidarietà e dal personale pegno di Draghi, che nei confronti dell’Unione europea è una garanzia. Perché questo sia sufficiente occorre, però, far nascere una nuova stagione costituente, che ripensi regole, riforme, parole nuove e orizzonti verso cui portare il Paese”. Il paradigma culturale ruota intorno ai significati di “economia integrale” e “transizione ecologica”, osserva p. Occhetta, sottolineando che sono “entrambi concetti che la Chiesa ha il merito di avere anticipato rispetto alle agende dei governi nel 2015 con l’enciclica di Francesco Laudato si’”.
Guardando ai prossimi mesi, p. Occhetta rileva che “purtroppo, però, il semestre bianco – i sei mesi prima dell’elezione del Presidente della Repubblica – sarà un tempo di turbolenza politica e di sofferenza per il Governo”. “I partiti chiusi a oligopolio e ormai poco rappresentativi alzeranno la voce per guadagnare consenso”. Soffermandosi sui meriti della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, il gesuita indica quello di “aver posto al centro della riflessione pubblica il modello della giustizia riparativa”. “Alla mediazione politica è ora affidata la riforma della giustizia, architrave di tutte le altre riforme”.