La minaccia di una nuova eruzione del vulcano Nyiragongo ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare rapidamente, per ordine delle autorità, la città di Goma nella Repubblica democratica del Congo, con il rischio che molti altri bambini possano ritrovarsi separati dalle proprie famiglie. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, che è già impegnata nel tentativo di riunificare con le proprie famiglie i bambini rimasti soli per l’eruzione dello scorso 22 maggio. Sono almeno 243 i bambini nelle case famiglia o nei centri di transito che risultano ancora separati dai loro genitori. Il fiume di lava scaturito da un’improvvisa eruzione, aveva invaso le aree abitate di Goma distruggendo circa 1.000 villaggi, sei scuole e infrastrutture vitali, lasciando centinaia di migliaia di persone senza acqua ed elettricità. Nel caos e nelle scosse di terremoto che si sono susseguite, è stato possibile identificare 939 bambini separati dai familiari di cui 696 sono stati riuniti alle loro famiglie. “Stiamo assistendo al peggioramento della situazione nel distretto di Goma per i continui terremoti in una regione già in difficoltà per la distruzione delle case, delle scuole e delle infrastrutture. Mezzo milione di persone sono senza acqua, con un aumento del rischio di un’epidemia di colera”, ha dichiarato Edouard Niyonzima, operatore umanitario di Save the children a Goma. Gli sfollati interni sono 5,2 milioni e “questa ultima crisi sta mettendo a dura prova le risorse già scarse del governo e delle organizzazioni umanitarie.” “I nostri team – ha raccontato – incontrano nei luoghi di riparo minori non accompagnati che sono a rischio di abusi o sfruttamento se non vengono protetti. Sia loro, che quelli che si sono già ricongiunti alla famiglia, dovranno comunque affrontare il trauma della perdita della casa, della scuola e, in alcuni casi, anche dei propri familiari o amici “. Save the children è presente a Goma, dove è impegnata con il suo partner locale Umoja in Action per il ricongiungimento familiare dei bambini con le loro famiglie, insieme al Child protection working group e ad altri attori presenti sul territorio.