“La pandemia: terremoto dell’anima”: è il titolo della conferenza che il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita di L’Aquila, terrà domani, 28 maggio (ore 18.30), a Roma, presso la parrocchia di S. Salvatore in Lauro, nella quale porterà la sua testimonianza di “quella periferia esistenziale che è la sofferenza non solo del popolo aquilano tra il sisma del 2009 e la pandemia, ma anche delle popolazioni colpite dal Covid-19”. Promossa dal parroco, mons. Pietro Bongiovanni, che con la Protezione civile nazionale, in più occasioni ha visitato la città di L’Aquila dopo il sisma 2009, la conferenza sarà moderata da mons. Daniele Libanori, vescovo ausiliare della diocesi di Roma, per il Settore Centro. Il tema, si legge in un comunicato, è stato più volte approfondito dal card. Petrocchi nel corso degli ultimi anni; infatti, già dal suo arrivo in diocesi a L’Aquila, nel 2013, si è mosso per sostenere e alleviare le sofferenze dei cittadini aquilani, segnati dal dramma del sisma del 2009. Impegno che ha spinto l’arcivescovo a istituire, il 28 settembre 2020, il primo ufficio diocesano, in Italia, per la Pastorale dell’emergenza, impegnato a “captare la sofferenza, che scaturisce da eventi drammatici come il terremoto, comprenderla, riconoscerle un significato, integrarla in un progetto esistenziale, renderla una opportunità di crescita globale”. L’Ufficio si propone in tal modo di sollecitare l’intera Chiesa aquilana a mobilitarsi per rispondere a quello che il cardinale chiama “il Terremoto dell’anima, attivando una prossimità samaritana dallo stile evangelico e sistematizzando le convinzioni e le attitudini maturate nello sforzo di reagire positivamente alla sfida del sisma del 2009, per renderle un patrimonio da mettere a disposizione di altre comunità lacerate da fatti rovinosi”. Obiettivo dell’Ufficio è avviare e potenziare la collaborazione con la Cei e con suoi “dipartimenti” interessati a trattare, con diversa titolarità, la “pastorale dell’emergenza” a partire da Caritas Italiana. In questa prospettiva, diventano centrali la buona intesa e la collaborazione fattiva con le strutture pubbliche e gli organismi sociali.