“La sfida resta quella di costruire percorsi che diano voce alle specificità delle comunità del Paese all’interno di un più ampio ‘Noi ecclesiale’: in quest’ottica, appare evidente che la sinodalità debba essere considerata non in prospettiva sociologica, ma nella sua dimensione spirituale: ancora prima delle scelte procedurali, essa ha a che fare con la conversione ecclesiale, a cui richiama costantemente il Papa”. Così i vescovi italiani nel comunicato finale della 74ª Assemblea generale della Cei conclusasi oggi a Roma.
“È questo – viene spiegato – l’orizzonte a cui tendere con coraggio, superando il rischio di astrazioni inconcludenti e frustranti, e impegnandosi perché la diversificazione del territorio italiano non ostacoli la possibilità di scelte condivise”. “Il percorso sinodale, del resto, si configura come un evento provvidenziale, in quanto risponde alla necessità odierna di dare vita ad una Chiesa più missionaria, capace di mettersi in ascolto delle domande e delle attese degli uomini e delle donne di oggi”, sottolineano i vescovi italiani, secondo cui “partire ‘dal basso’, così come ha sollecitato il Papa, significa ascoltare la base per poi proseguire a livelli sempre più alti, raggiungendo anche le persone lontane, che si trovano oltre i confini degli ‘addetti ai lavori’, toccando pure l’ambito ecumenico e interreligioso”. “In questo modo, in sintonia con quanto sottolineato dal cardinale presidente, il ‘cammino sinodale’ potrà davvero essere garanzia di un ‘Noi ecclesiale’ inclusivo, espressione della Chiesa ‘popolo di Dio’”, proseguono i vescovi. L’Assemblea ha affidato al Consiglio permanente “il compito di costituire un gruppo di lavoro per armonizzarne temi, tempi di sviluppo e forme, tenendo conto della Nota della Segreteria del Sinodo dei vescovi del 21 maggio 2021, della bozza della Carta d’intenti e delle riflessioni di questa Assemblea”.