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Regno Unito: torna a Westminster la legge sul suicidio assistito. Mons. Sherrington, “falsa compassione”

“Benché la pandemia ci abbia dimostrato l’importanza di preservare ad ogni costo la vita dei malati e più vulnerabili e di chi si trova in punto di morte con atti di eroismo, ci troviamo oggi a fare i conti con il rischio reale che il suicidio assistito venga legalizzato nel nostro Paese”. Con queste parole il vescovo John Sherrington, responsabile del settore vita per la Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, esprime, in un comunicato, la sua opposizione alla legge che verrà presentata oggi alla Camera dei Lord. È la prima volta, in oltre cinque anni, che Westminster discute di suicidio assistito. La nuova legge, che viene presentata alla Camera alta del Parlamento britannico dalla baronessa Meacher, propone che ad essere aiutati a morire siano adulti malati in stato terminale, sani di mente, che potranno scegliere come e dove morire. A dare il via libera alla loro richiesta saranno due medici e un giudice dell’Alta Corte. L’ultimo tentativo di legalizzare il suicidio assistito in Gran Bretagna risale al 2015 quando la legge Marris venne sconfitta, con 330 voti contro 118, alla Camera dei comuni. “Anche se questa legge viene presentata come una risposta compassionevole a chi si trova alla fine della propria vita, si tratta di una falsa compassione come ci ricorda Papa Francesco”, conclude il vescovo Sherrington.

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