“Il male è signore del penultimo giorno, mai dell’ultimo”. A ricordarlo, a braccio, è stato il Papa, al termine della catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi nel Cortile di San Damaso. Il penultimo giorno, ha spiegato Francesco sempre fuori testo, è “il momento in cui è più buia la notte. Lì c’è la tentazione di dire: ho vinto io. Ma il male è il signore del penultimo giorno, e Dio è il Signore dell’ultimo giorno. Perché quello appartiene solo a Dio, ed è il giorno in cui si compiranno tutti gli aneliti umani di salvezza”. “Impariamo questa pazienza, umile, di aspettare la grazia del Signore, di aspettare l’ultimo giorno”, l’invito finale: “Tante volte il penultimo è molto brutto, perché le sofferenze umane sono brutte, ma il Signore c’è. Nell’ultimo Lui risolve tutto”. L’esempio citato dal Papa è la guarigione della figlia di Giairo: “C’è un padre che corre trafelato: sua figlia sta male e per questo motivo chiede l’aiuto di Gesù. Il Maestro accetta subito, ma mentre vanno verso casa succede un’altra guarigione, e poi giunge la notizia che la bambina è morta. Sembra la fine, invece Gesù dice al padre: ‘Non temere, soltanto abbi fede!’. ‘Continua ad avere fede’, perché è la fede che sostiene la preghiera. E, infatti, Gesù risveglierà quella bambina dal sonno della morte. Ma per un certo tempo, Giairo ha dovuto camminare nel buio, con la sola fiammella della fede: ‘Signore, dammi la fede: che la mia fede cresca’, chiede questa grazia. Gesù nel Vangelo dice che la fede sposta le montagne. Avere la fede sul serio”. “Gesù davanti alla fede degli uomini cade vinto, sente una tenerezza speciale davanti a quella fede, e ascolta”, ha commentato Francesco: “Anche la preghiera che Gesù rivolge al Padre nel Getsemani sembra rimanere inascoltata. ‘Se possibile, allontana da me quello che mi aspetta’. Sembra che il Padre non l’abbia ascoltato, il Figlio dovrà bere fino in fondo il calice della passione. Ma il Sabato Santo non è il capitolo finale, perché il terzo giorno c’è la risurrezione”.