Giovani: Bignardi (Osservatorio Toniolo), “per loro la fede è anzitutto relazione. Ascoltare e educare loro vita interiore”

L’esperienza della pandemia ha suscitato nei giovani domande sul senso e la fragilità della vita, e li ha messi di fronte al limite. Non hanno interrogato Dio, che per molti di loro ha tuttavia costituito una sorgente di forza, un rifugio e un consolatore nei momenti difficili. “Il Dio dei giovani ha caratteri di forte emotività; per loro la fede è anzitutto relazione”, ha spiegato Paola Bignardi, coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, già presidente Azione cattolica italiana, nel suo intervento al webinar “I giovani e la fede oggi: quali parole per accendere una passione”, che questa sera ha concluso il ciclo dei mercoledì della Fidae dedicato alla “cura educativa” in tempo di pandemia. “Non ci siamo rasseganti – ha spiegato la presidente della Federazione Virginia Kaladich introducendo l’incontro –. Abbiamo voluto continuare a dire: vogliamo fare scuola”. Di qui l’anno di formazione con appuntamenti settimanali che hanno coinvolto circa 2000 partecipanti, docenti e personale scolastico, famiglie e studenti, scuole paritarie e statali.
Giovani “tutt’altro che increduli – ha proseguito Bignardi -, ma con un loro modo di credere e bisognosi di essere presi per mano da educatori che siano, essi stessi, persone in ricerca”. Problematico il rapporto con la Chiesa di cui “rifiutano dottrina, riti, divieti”. “Forse – osserva l’esperta – da una Chiesa più evangelica e più umana potrebbero sentirsi catturati”. Quattro dunque le “strategie educative” indicate. Occorre anzitutto “aiutare i giovani a districarsi nella loro confusione emotiva e sentimentale, aiutandoli a decifrare la propria interiorità”. Ma per questo occorrono educatori “capaci di lavorare sugli interrogativi prima di formulare proposte”. Terzo punto: educatori “capaci di ascolto” perché, ha assicurato Bignardi, l’ascolto “contiene in sé uno straordinario potenziale formativo”. Infine occorre “rialfabetizzare il mondo interiore”, e in questo “scuola e università hanno molto da fare perché è lì, non certo nelle parrocchie o nelle associazioni, che si incontrano i giovani”. Con la proposta di un patto educativo globale, ha concluso, “il Papa chiama tutti i mondi dell’educazione a stabilire alleanze armoniche per l’educazione integrale della persona, che comprende anche la dimensione religiosa. Un’educazione religiosa che per i giovani  inizia dall’umanità, dalla vita interiore che va educata ma soprattutto ascoltata”.

 

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