Un terzo processo è stato intentato per “asilo della Chiesa” in Baviera. Il 2 giugno, una suora delle suore francescane di Oberzeller dovrà rispondere al tribunale distrettuale di Würzburg per favoreggiamento della residenza illegale in due casi, come ha annunciato il tribunale: secondo l’agenzia di stampa cattolica tedesca (Kna) suor Juliana Seelmann avrebbe concesso asilo in chiesa a due donne nigeriane che non avevano un permesso di soggiorno e che avrebbero dovuto lasciare obbligatoriamente il Paese per esser espulse verso l’Italia, ai sensi del regolamento di Dublino. I fatti risalirebbero al 2019 e 2020. Alla fine di aprile anche il frate benedettino Abraham Sauer, dell’abbazia di Münsterschwarzach, ha dovuto rispondere davanti al tribunale distrettuale di Kitzingen dell’accusa di aver consesso asilo a un uomo di 25 anni scappato da Gaza. Sauer è stato assolto in quanto il giudice ha sostenuto che il monaco non sia colpevole avendo agito in base alla sua fede. In Baviera, è ancora aperto il caso più discusso in materia: madre Mechthild Thürmer, badessa del monastero di Kirchschletten, in Alta Franconia, deve affrontare diversi procedimenti penali per favoreggiamento del soggiorno illegale perché ha concesso l’asilo della chiesa a diverse donne in più occasioni d’emergenza. In un caso doveva essere processata dal tribunale distrettuale di Bamberga nel luglio del 2020 ma il procedimento è stato rinviato con breve preavviso e non ci sono nuove date previste. Nel cosiddetto asilo della chiesa, le congregazioni o gli ordini religiosi accettano temporaneamente i richiedenti asilo per evitare la deportazione perché questo rappresenta una minaccia per la vita e l’incolumità del rifugiato. Non è un atto legale, ma c’è tradizionalmente una cooperazione tra le chiese e lo Stato, che però è sempre più controversa e non accettata da tutti i tribunali locali.