La difesa “dei popoli colpiti dalle politiche e dagli attacchi ai loro modi di vita tradizionali”. Prestando maggiore attenzione al magistero di Papa Francesco e al movimento che si è creato attorno alla cosiddetta “economia di Francesco e Chiara”. È la richiesta che arriva da varie organizzazioni ecclesiali e cristiane e sociali brasiliane, in una lettera inviata al presidente del Senato, Rodrigo Pacheco, invocando un cambio di rotta “nel campo della giustizia socio-ambientale, della promozione e difesa dei diritti umani”. Tra le organizzazioni firmatarie troviamo il Consiglio indigeno missionario (Cimi), il Consiglio nazionale del laicato del Brasile (Cnlb), la Commissione brasiliana Giustizia e pace, il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (Conic), la Pastorale giovanile, vari organismi legati ai francescani.
Il testo presenta “riflessioni sulla protezione globale dell’ambiente, il superamento ancora più urgente delle disuguaglianze sociali e la promozione di economie giuste e solidali”. Le organizzazioni chiedono “un urgente impegno da parte del Senato federale per trasformare le proprie azioni nell’ottica di costruire nuovi percorsi per la soluzione dei problemi sociali ed economici strutturali del Brasile, tenendo sempre in considerazione la tutela dell’ambiente e la tutela dei diritti dei popoli e delle comunità tradizionali”.
Per questo, si chiede al Senato brasiliano di “avere come prospettiva soluzioni alternative affinché l’economia, la politica e l’ambiente siano gestite e amministrate rispettando la dignità dei popoli e avendo cura dell’intera Casa comune”.
Purtroppo, mentre risuona questo appello, la politica brasiliana sembra andare in direzione opposta. È scattato l’allarme “rosso”, tra le organizzazioni indigene, per la visita che domani il presidente Jair Bolsonaro farà in uno degli ultimi luoghi incontaminati dell’Amazzonia, nella zona di São Gabriel da Cachoeira nell’alto Rio Negro, territorio a maggioranza indigena. Il presidente si addentrerà per la prima volta nel territorio della comunità di Maturacá, quasi ai confini con il Venezuela. Le organizzazioni del popolo Yanomami hanno preso le distanze rispetto alla visita, poiché, spiegano in una nota, essa ha l’obiettivo di “cercare di trovare accordi per la legalizzazione di attività minerarie nel territorio Yanomami”, facendo entrare i cosiddetti “garimpeiros” (cercatori d’oro). Al contrario, sostengono gli indigeni, “il Governo deve ritirare gli invasori dal nostro territorio con urgenza e garantire la nostra salute e quella di madre terra”. Le organizzazioni denunciano anche azioni violente da parte dell’Esercito, proprietario di vaste zone di foresta.