Dopo 11 giorni di bombardamenti, a Gaza gran parte della popolazione non ha accesso regolare all’acqua pulita; le reti idroelettriche sono distrutte e l’unico impianto di desalinizzazione è chiuso; 400mila persone sono senz’acqua, costrette, in piena pandemia, a sopravvivere in condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche, con gli ospedali che sono stati colpiti dagli attacchi. È l’allarme lanciato da Oxfam a pochi giorni dal cessate il fuoco. “L’intera popolazione della Striscia di Gaza – 2,1 milioni di persone – giorno dopo giorno sta vivendo le conseguenze dei bombardamenti israeliani, che hanno causato 248 vittime, distrutto 258 edifici che ospitavano 1.042 tra abitazioni e uffici, devastato i servizi pubblici essenziali”, afferma Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. Circa 100mila palestinesi sono stati sfollati durante i bombardamenti e cercano ora di fare ritorno alle proprie case. “Gaza dipende dal carburante per produrre elettricità e rifornirsi di acqua, con l’interruzione degli approvvigionamenti, centinaia di migliaia di persone sono costrette in condizioni igienico-sanitarie spaventose – aggiunge Pezzati –. La mancanza di elettricità e la distruzione di sedi di uffici hanno costretto molte piccole aziende a fermarsi. Le autorità israeliane hanno ridotto la fornitura di combustibile e chiuso gran parte della zona di pesca di Gaza, privando 3.600 pescatori della loro fonte di sostentamento”. A tutto questo si devono aggiungere oltre 330mila casi di Covid (in totale tra Gaza e Cisgiordania), 3.700 vittime per la pandemia, sei ospedali e 11 strutture danneggiati, tra cui l’unico laboratorio di analisi per i casi di coronavirus, e quasi nessuno strumento per proteggersi dal contagio. Da qui l’appello di Oxfam alla comunità internazionale per scongiurare un nuovo conflitto: “Gaza – ribadisce Pezzati – non potrà rialzarsi finché non saranno risolte le cause alla base dell’ultimo conflitto. Quello che oggi viene riscostruito, potrebbe essere distrutto domani da nuovi bombardamenti. La comunità internazionale deve intervenire con un’immediata e concreta azione politica, che garantisca non solo un cessate il fuoco duraturo, ma anche la fine dell’occupazione e del blocco in corso da 14 anni sulla Striscia di Gaza”.