“Dobbiamo garantire a tutti la maggiore possibilità di sicurezza”. Così mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vicepresidente della Cei, ha risposto alle domande dei giornalisti sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, che ha causato 14 vittime e un unico bimbo sopravvissuto grazie all’abbraccio protettivo di suo padre. I lavori di oggi – ha reso noto il direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado, a proposito della seconda giornata dell’Assemblea dei vescovi italiani, in corso all’Hotel Ergife di Roma fino al 27 maggio – si sono aperti con 14 secondi di silenzio, uno per ogni vittima. “A Novara, di fronte a ogni nuova costruzione – ha reso noto il vescovo – nel capitolato sono previsti i i primi dieci anni di manutenzione e gestione”. “Il grande problema dell’Italia è la manutenzione”, ha affermato il presule citando anche il caso del Ponte Morandi di Genova. “Io ho saputo in diretta della tragedia”, ha raccontato Brambilla riferendo di una telefonata fattagli dal parroco di Stresa, che voleva fargli vedere con una foto il ritorno degli stranieri nella zona. “Non si capisce se sia stato un problema di manutenzione o di funzionamento”, ha precisato il vescovo: “Ad Alagna, dove abbiamo un sistema di funivie molto più ampio e complesso, sono increduli: in primo luogo per l’efetto che fa su tutti, e poi perché dicono che è inspiegabile”.