Questa mattina, il Papa ha lasciato Casa Santa Marta e si è recato in auto a Palazzo Pio per la visita al Dicastero per la comunicazione. Al suo arrivo – informa la Sala Stampa della Santa Sede – Papa Francesco è stato accolto dal prefetto del Dicastero, Paolo Ruffini, e dal segretario del medesimo Dicastero, mons. Lucio Adriàn Ruiz.
Nell’Atrio, il Santo Padre ha salutato i direttori del Dicastero e 8 redattori provenienti da diversi continenti. Successivamente, in ascensore, il Santo Padre è salito al secondo piano e ha visitato la Direzione editoriale, la Direzione de “L’Osservatore Romano” e la Cappella dove ha letto la Preghiera per le Comunicazioni sociali e recitato l’Ave Maria. Dopo il momento di preghiera, in ascensore, il Papa è salito al quarto piano e dalla Regia 9 della Radio Vaticana ha rivolto in diretta un saluto agli ascoltatori.
Quindi, al primo piano ha visitato l’Open space e subito dopo si è recato in Sala Marconi. Dopo il saluto introduttivo di Ruffini, il Santo Padre ha rivolto alcune parole ai redattori presenti. Al termine della visita, il Papa ha lasciato Palazzo Pio e ha fatto rientro in Vaticano. “Grazie a voi per il vostro lavoro, per quello che fate”, le parole del Papa nella diretta radiofonica: “Io ho soltanto una preoccupazione – ci sono tanti motivi di preoccuparsi per la Radio, per l’Osservatore – ma una che a me tocca tanto il cuore: quanti ascoltano la Radio, e quanti leggono l’Osservatore Romano? Perché il nostro lavoro è per arrivare alla gente: che quello che si lavora qui, che è bello, è grande, è faticoso, arrivi alla gente, sia con le traduzioni, sia anche con le onde corte… La domanda che voi vi dovete fare è: ‘Quanti? A quanti arriva?’, perché c’è il pericolo – per tutte le organizzazioni – il pericolo di una bella organizzazione, un bel lavoro, ma che non arrivi dove deve arrivare… Un po’ come il racconto del parto del topo: la montagna che partorisce il topolino… Tutti i giorni fatevi questa domanda: a quanta gente arriviamo? A quanti arriva il messaggio di Gesù tramite ‘L’Osservatore Romano’? Questo è molto importante, molto importante!”.