Secondo il rapporto sui costi della legge 194, commissionato da Pro Vita e Famiglia, presentato oggi a Roma, dal 1979 al 2018 in Italia si stima una spesa dai 4,1 a 5,6 miliardi di euro, in media 64 milioni ogni anno. “Questa cifra sarebbe più che raddoppiata se fosse stata investita in un fondo con rendimenti pari al servizio pagato dallo Stato per il debito pubblico”, rileva Benedetto Rocchi, professore associato al Dipartimento di Scienze per l’economia e l’impresa dell’Università di Firenze, fra i curatori del rapporto. “Puglia e Friuli – continua Rocchi – sono le due regioni con la massima intensità storica abortiva”. La stima, come è stato rilevato dal docente, è prudenziale perché non considera ad esempio i costi per le complicanze nel medio-lungo periodo, i costi per la diagnostica genetica “difensiva”, i costi per la morbilità fisica e psichica delle donne e la sottostima dei numeri sull’aborto. “Vogliamo aprire – aggiunge Rocchi – un dibattito sui costi della legge. Mi colpisce che non sia mai stato fatto uno studio. I dati dimostrano tre fallimenti della norma: non previene l’aborto clandestino, crea problemi di salute pubblica e ha un impatto negativo sulla demografia. La domanda che ci facciamo è perché continuare a finanziarlo con i soldi dei contribuenti?”. Francesca Romana Poleggi, docente di discipline giuridiche ed economiche, direttore editoriale del mensile Notizie Pro Vita e Famiglia, ha infine annunciato che nascerà un “Osservatorio permanente sulla 194 per continuare a monitorare la legge che vuole raccogliere l’adesione e la partecipazione di enti e cittadini. Perché i soldi dei cittadini vadano spesi in modo più oculato. Chi vuole aderire può scrivere una mail a osservatoriopermanente194@gmail.com”.