Dalla passione per Dante, celebrata anche in questo anno del 700° anniversario, alle tante figure che proprio nel loro essere capaci di vivere a cavallo delle Alpi hanno trovato la propria cifra espressiva: le affinità e i punti di contatto, storici e ideali, tra i due Paesi costituiscono ancora oggi uno dei punti di partenza più solidi per rilanciare l’unità continentale. È questo il nucleo dell’ampia riflessione sviluppata a quattro mani da Andreas Kablitz, professore all’Università di Colonia e direttore dell’Istituto Petrarca, e da Carlo Ossola, professore emerito al Collège de France, e che sarà pubblicata domani in contemporanea in Italia sulle pagine del quotidiano Avvenire (“Germania e Italia: una speranza per l’Europa”) e in Germania su quelle del quotidiano Die Welt (“Italien und Deutschland – eine Hoffnung für Europa”).
“In occasione della celebrazione del 600° anniversario della nascita di Dante – , scrivono Kablitz e Ossola – nel 1865, fu fondata la Società dantesca tedesca, tuttora esistente, che si dedica alla continuità scientifica e alla divulgazione della sua opera. Per quanto sorprendente possa apparire, quando la Società dantesca italiana venne costituita nel 1888 uno dei modelli per la sua fondazione fu la corrispondente Società dantesca tedesca”. Dante infatti suscitò in Germania “un profondo entusiasmo”, soprattutto tra i romantici. Ma la sua autorità, spiegano i due studiosi, “non si limita al punto di vista estetico. Con Dante emergono domande che hanno plasmato l’immaginario romantico”.
Ma al di là della letteratura, Germania e Italia hanno una “storia condivisa” che “ha consentito uno scambio singolarmente fruttuoso tra i due Paesi e ha prodotto una grande ricchezza culturale. Tutti gli sconvolgimenti temporanei – percepibili anche nel presente nei rapporti tra Italia e Germania – non possono intaccare questa eredità comune e duratura, e quindi non vanno dimenticati”.