“Una proposta di carattere strumentale e arrogante, un testo pasticciato e mal scritto”. È netto il giudizio che Aldo Accardo, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Cagliari, dà del cosiddetto “disegno di legge Zan” relativo all’introduzione di misure di contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità. Il provvedimento, approvato dalla Camera dei deputati ad inizio novembre, è ora in discussione nella Commissione Giustizia del Senato. In un’intervista al Sir, il docente sostiene che “la Chiesa dice parole sagge ed equilibrate su questo tema”. E si schiera “a fianco in questa battaglia per la difesa della libertà di opinione e contro individualismi ed egoismi inaccettabili”. Per Accardo, nel testo in discussione “non c’è assolutamente il minimo spazio per tentativi di approfondimento e spiegazione riguardanti temi importanti quali sono i diritti civili e la libertà d’espressione”. “A mio avviso – spiega –, non c’è assolutamente la chiarezza di una proposta, è del tutto assente la ricerca di un senso, di valori, di idee costitutive. C’è invece qualcosa che ha il sapore della meccanicità, della faciloneria”. Inoltre, “in questo caso non si vuole fare effettivamente una battaglia per i diritti civili, che dovrebbe essere articolata e combattuta in ben altro modo. Qui ci troviamo di fronte alla confusione tra i diritti civili e la proclamazione di tutta una serie di punti di vista individualistici ed egoistici”. Insomma: “Nel ddl non c’è lo spazio per il confronto, per il pluralismo che – precisa – è qualcosa di diverso da pluralità. Il pluralismo significa che si devono creare le condizioni nella società civile per consentire un libero confronto di opinioni; significa mettere assieme e consentire che stiano fianco a fianco idee diverse e si arricchiscano”. Per il docente, il rischio maggiore contenuto nel ddl Zan è che “mette nelle mani non del libero dibattito della comunità ma in quelle della magistratura uno strumento di discriminazione”. Il provvedimento – conclude – porterà ad “una divisione che non gioverà al Paese. Creerà estremismi e, paradossalmente, susciterà violenza. Sono molto preoccupato, anche perché non si entra nel merito del dibattito in termini di pluralismo ma si attacca solo l’avversario”.