“Oltre 11 miliardi nel mondo. È il numero previsto di dosi dei vaccini contro Covid-19 che saranno prodotti entro il 2021. Un numero impensabile per una malattia sconosciuta fino a poco più di un anno fa. Eppure – oggi – rappresenta un traguardo realistico da raggiungere. Se è stato possibile arrivare a questo punto” è “anche grazie alla proprietà intellettuale” perché “senza la spinta agli investimenti garantita dai brevetti, oggi non potremmo beneficiare di questi strumenti, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale”. Ad affermarlo è il presidente di Farmindustria Massim Scaccabarozzi precisando che “la loro esistenza non ha impedito le necessarie collaborazioni tra imprese per aumentare al massimo la capacità produttiva, visto che sono quasi 300 le collaborazioni tra produttori a livello globale”.
Nel richiamare quanto detto dal premier Mario Draghi, Scaccabarozzi spiega che “la produzione di vaccini è molto complessa e non facilmente replicabile. La liberalizzazione dei brevetti non è quindi la soluzione. E oltretutto crea un disincentivo agli investimenti a danno delle cure”. La strada da intraprendere è piuttosto quella indicata dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, “una crescente partnership per attrarre sempre nuovi investimenti- spiega il presidente di Farmindustria -, perseguire il trasferimento tecnologico e porre le basi di un Pplo di ricerca per farmaci e vaccini pubblico-privato che consenta all’Italia e all’Europa di dare un contributo ancora più forte alla produzione di vaccini”.
Per garantire maggiore equità occorre, come hanno indicato le Federazioni internazionali delle imprese biofarmaceutiche, fare cinque step: aumentare la condivisione delle dosi, ottimizzare la produzione, eliminare le barriere commerciali, sostenere la distribuzione nei Paesi a basso e medio reddito, sviluppare nuovi vaccini e terapie. “Siamo pronti – conclude Scaccabarozzi – a dare il nostro contributo e a fare la nostra parte al fianco di cittadini e istituzioni”.