Una seconda ondata di contagi sta investendo rapidamente il Nord Est della Siria. All’inizio di aprile il tasso di positività è aumentato, superando il 40%, un dato simile ai tassi osservati al culmine della pandemia nell’area all’inizio dell’inverno scorso. Il numero di casi a marzo è stato tredici volte maggiore del mese precedente. Lo denuncia l’ong “Un ponte per” che opera nell’area dal 2015, al fianco della Mezzaluna Rossa Curda. “Qui – si legge in un comunicato dell’ong – la risposta al Covid-19 rimane drasticamente sottofinanziata e i piani per la vaccinazione della popolazione e degli operatori e delle operatrici sanitari/e in prima linea rimangono vaghi”. A più di un anno dall’inizio della pandemia, la regione del Nord Est della Siria “si trova ancora nell’emergenza: tamponi e mascherine insufficienti, ospedali inadeguati, mancanza di ossigeno e di terapie essenziali”. “Un ponte per” sostiene 31 strutture sanitarie in stretta sinergia con la Mezzaluna Rossa Curda, servendo oggi 800mila persone. L’ong, inoltre, ha messo in atto un piano capillare di formazione per prevenire la diffusione del contagio tra il personale sanitario: dalle procedure per il triage alla gestione dei casi, dal corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale allo smaltimento dei rifiuti sanitari. Al momento, affermano dall’ong, “le agenzie delle Nazioni Unite non possono fornire aiuti nell’area senza l’autorizzazione del governo siriano. Questo significa che il Nord Est della Siria non riceve tutti gli aiuti di cui avrebbe bisogno, nemmeno dall’Organizzazione mondiale della sanità”. Nel documento finale della recente riunione dei ministri degli Esteri, aggiunge “Un ponte per”, il G7 ha condannato “il regime di Assad e le continue atrocità dei suoi sostenitori contro il popolo siriano e i tentativi di interrompere un accesso umanitario regolare” condannando “la politicizzazione degli aiuti”. Per donazioni: https://fundfacility.it/unponteper/siria-dalla-loro-parte.