Papa Francesco: udienza, “non dimenticare la preghiera del perché”. “Tante volte arrabbiarsi un pò fa bene”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“I credenti non spengono mai la preghiera!”. Lo ha esclamato il Papa, al termine della catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi nel Cortile di San Damaso. “Essa a volte può assomigliare a quella di Giobbe, il quale non accetta che Dio lo tratti ingiustamente, protesta e lo chiama in giudizio”, ha osservato Francesco.  “Tante volte – ha proseguito a braccio – anche protestare davanti a Dio è un modo di pregare, o come diceva quella vecchietta arrabbiarsi con Dio è un modo di pregare. Tante volte il figlio si arrabbia con il papà, è un modo di riconoscere il padre: perché lo riconosce come padre, si arrabbia. E anche noi, che siamo molto meno santi e pazienti di Giobbe, sappiamo che alla fine, al termine di questo tempo di desolazione, in cui abbiamo elevato al Cielo grida mute e tanti ‘perché?’, Dio ci risponderà”. “Non dimenticare la preghiera del perché”, l’invito finale, ancora fuori testo: “E’ la preghiera che fanno i bambini quando cominciano a non capire le cose. Gli psicologi la chiamano l’età del perché. Il papà comincia  a rispondere e viene fuori un altro perché. Il bambino vuole attirare su di sé lo sguardo del papà. E quando noi cominciamo a dire perché, stiamo attirando lo sguardo del Padre”. “Tante volte arrabbiarsi un po’ fa bene, perché ci fa svegliare questo rapporto di figlio a padre, di figlia a padre, che noi dobbiamo avere con Dio”, ha concluso il Papa a braccio: “ E anche le nostre espressioni più dure e più amare, Egli le raccoglierà con l’amore di un padre, e le considererà come un atto di fede, come una preghiera”.

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