La Colombia guarda con speranza al dialogo che ha preso avvio tra le parti, ma anche con dolore alla scia di violenza e repressione sproporzionata che anche nell’ultimo fine settimana non ha mancato di manifestarsi. Dopo Cali e Buga, è toccato a un’altra città del sudovest, Popayán, capoluogo del dipartimento del Cauca, vivere giorni difficili. Il “detonatore” è stata la morte del giovane Sebastián Quintero che ha fatto seguito a quella della diciassettenne Allison Meléndez. Particolarmente dolorosa la morte di quest’ultima, che si è suicidata dopo aver subito, secondo quanto riportato dalla stampa colombiana, violenza sessuale da alcuni agenti di polizia. Gruppi di manifestanti hanno dato fuoco al commissariato dove la giovane era stata portata, all’istituto di medicina legale, in un clima di tensione e violenza. Commenta al Sir, da Bogotá, Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “Continua il calvario del popolo colombiano, e della maggioranza che manifesta pacificamente. Molti osservatori e organismi internazionali hanno lanciato ripetuti allarmi sulla repressione sproporzionata, come emerge da numerosi video e denunce. Per esempio, a Buga la polizia speciale ha ripetutamente lanciato gas lacrimogeni fin dentro abitazioni e condomini, raggiungendo anche un minore di 5 anni. A Cali è proseguita la repressione, a Tunja, nel bellissimo centro storico coloniale, 5 giovani studentesse sono state picchiate a manganellate”.
Molte anche le proteste per la repressione a Popayán e l’uso di armi letali da parte della polizia speciale Esmad.
Esperti di diritti umani dell’Onu e dell’Osa (Organizzazione Stati americani) in una nota hanno condannato la repressione e hanno chiesto al Governo di condurre un’indagine approfondita sulle morti e le violenze che sono state denunciate. “Siamo profondamente costernati per l’uso eccessivo e illegale della forza da parte della polizia e membri dell’Esmad (Squadra mobile antisommossa) contro manifestanti pacifici, difensori dei diritti umani e giornalisti in vari luoghi nel Paese”, hanno detto gli esperti. Onu e Osa hanno ricevuto segnalazioni di almeno 26 decessi, per lo più giovani, 1.876 casi di violenza della polizia, 216 casi di feriti, inclusi agenti di polizia, circa 168 sparizioni, 963 detenzioni presumibilmente arbitrarie, almeno 12 casi di violenza sessuale, nonché accuse di tortura”. Le polemiche hanno coinvolto anche la ministra degli Esteri Claudia Blum, che giovedì scorso ha presentato le proprie dimissioni.